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FORMAZIONE E CRESCITA

Categoria: Articoli
Tematiche: Crescita personale

La formazione è sempre stata, ed è, tradizionalmente, rivolta a tutti coloro che si occupano di relazione d’aiuto, a chi lavora nelle organizzazioni socio-sanitarie, scolastiche e nelle aziende. Gli obiettivi della “formazione relazionale”sono quelli di sviluppare, potenziare e ampliare le capacità di comunicazione interpersonale, le competenze e le tecniche nell’ambito della relazione; relazione d’aiuto o relazioni di lavoro in sistemi gruppali.

Noi crediamo che l’occasione formativa debba essere estesa a tutti coloro che sono interessati a conoscersi e desiderano creare relazioni sufficientemente felici.

I temi che vengono trattati nella formazione e nei corsi di counselling – il processo dell’ascolto, il ciclo del contatto, la comunicazione non verbale, le leggi della comunicazione, la comunicazione affettiva e la fiducia che si può costruire attraverso il rapporto, i desideri e la finalità, le qualità dell’essere e la gerarchia dei valori, la creatività, la gestione del dolore, etc. – riguardano tutti e non solo una minoranza impegnata professionalmente.
Dobbiamo prendere coscienza che tutti (nessuno può ritenersi escluso) siamo condizionati dalla società in cui viviamo. Durante la nostra crescita, insieme allo sviluppo delle nostre risorse, abbiamo assorbito tanti elementi tossici e disturbanti, presenti e diffusi a tutti i livelli dell’organizzazione economica, sociale e culturale. Difficile ritenersi immuni da parti immature come l’egocentrismo, la rigidità, il pensiero dicotomico, la difficoltà a gestire emozioni e conflitti o non essere toccati da qualche forma di dipendenza sia di tipo emotivo che biochimico.
La pericolosità è credere di non esserne coinvolti, La pericolosità è credere che ci sia un mondo là fuori che non interferisca con la nostra interiorità, La pericolosità è pensare di essere separati, indipendenti e diversi dal mondo che ci circonda. Questa è una delle più potenti illusioni

“Noi non ‘veniamo’ a questo mondo, ma ne usciamo fuori, come le foglie di un albero;La terra crea gli uomini allo stesso modo in cui il mare crea le onde. Ogni individuo èespressione dell’intero regno della natura, ed è un’azione unica in tutto l’universo.Ma di questo, la maggior parte degli individui è raramente consapevole, se mai lo è.Anche chi lo crede vero in teoria non lo avverte sensibilmente, e continua a percepirese stesso come un io isolato e limitato dalla superficie della pelle” (A.W.Watts)

Non possiamo esistere separati dall’ambiente sociale, quest’ultimo è un’estensione del nostro organismo così come noi siamo un’estensione della società.
Fromm ci ha aiutato a comprendere come i contenuti della nostra coscienza (che ha chiamato “falsa coscienza”) siano prevalentemente falsi e illusori e rappresentino solo in minima parte la realtà:

“Le nostre motivazioni, idee e credenze consce sono un miscuglio di false informazioni,preconcetti ,impulsi irrazionali, razionalizzazioni, pregiudizi, sul quale galleggianobrandelli di verità dando la sicurezza, per quanto illusoria, che l’intera mistura sia reale e vera.L’attività pensante tenta di organizzare questa cloaca di illusioni secondo le leggi della logica edella plausibilità, e si suppone che tale livello di consapevolezza rifletta la realtà; è questa lamappa di cui ci serviamo per dirigere la nostra vita” (E. Fromm)

La società attraverso il linguaggio, le esperienze e le tante forme di mistificazione impedisce agli individui di rendersi realmente conto di quello che sta avvenendo dentro e fuori da loro

Le parole sono uno strumento potente di comunicazione, assegnano significati a fatti, eventi e vissuti, sono portatrici di emozioni, catalizzatori di sensazioni; prendere coscienza del loro significato e di come le parole vengono usate è di fondamentale importanza.
Nella struttura e nei contenuti del linguaggio si trovano veleni e qualità, ma c’è molta confusione su cosa siano gli uni e cosa siano le altre , c’è un grave travisamento dei significati profondi.
Nel corso della nostra vita interiorizziamo continuamente “significati” e tutto quello che, poi, consideriamo realtà. Attraverso i microcosmi relazionali della nostra vita si va a costruire la nostra realtà esistenziale, quello che saremo in grado di essere, di vedere (o non vedere, che è molto di più) e di realizzare. Da questi microcosmi passano i valori dominanti della società , difficile esserne immuni, difficile non aver assorbito modalità , “pezzi” di etica autoritaria, “particelle” di quello che Dolci chiamava il “potere-dominio”; un virus che infetta i rapporti ad ogni livello dell’esistenza, dal microcosmo al macrocosmo. Diventiamo, inconsapevolmente, portatori sani del virus, siamo “modelli esistenziali” (lo siamo per il solo fatto di esserci, non importa essere genitori, insegnanti o avere posizioni di responsabilità) e più “pezzi di potere-dominio” abbiamo dentro, più responsabilità abbiamo di inquinare il sistema intorno a noi, le persone che crediamo di amare…

Per questo la società è profondamente malata, ed è sotto gli occhi di tutti: il consumismo sfrenato alimenta dipendenze da gratificazioni superficiali (tv, cibo, sesso, etc); un individualismo esasperato ostacola qualsiasi forma di cooperazione; avere come unico obiettivo il profitto, rende l’economia distruttiva con l’ambiente e con gli uomini tra i quali domina il cinismo,l’insensibilità e il non rispetto delle regole, la quantità è premiata rispetto alla qualità, avere e non essere. Questi valori, o meglio questi non-valori, si ritrovano anche nell’ambito del sapere, del sistema educativo e della formazione universitaria, e ciò rende difficile, se non impossibile, alle persone ampliare la loro coscienza e avviare un impegno etico di trasformazione dentro e fuori da sé. Chi esce, ad esempio, dall’università, è come un pilota d’aereo che sa la teoria, quando va bene, e non ha mai fatto un’ora di volo, ha la patente per guidare un aereo, ma… salireste a bordo?
Qualsiasi formazione, alternativa al sistema dominante, non può prescindere da questa consapevolezza; siamo profondamente annebbiati e addormentati dal sistema sociale,

tutti lo siamo!

Per svegliarci è sempre necessario aspettare un terremoto emotivo?
E’ sempre necessario farci scuotere dai sintomi psichici, somatici, relazionali o esistenziali che siano?
Pare che la realtà sia questa: i sintomi, con il loro carico di sofferenza e disagio, ci richiamano al mal funzionamento del nostro organismo, all’emersione di parti di noi di cui non sospettavamo l’esistenza e che hanno silenziosamente influito sulle nostre scelte, spesso non in modo sufficientemente adeguato all’interesse di tutto il sistema. Ma non è finita! c’è sempre la possibilità di incolpare del proprio mal – essere lo stomaco, il cuore, le cellule, la sfortuna, Dio, gli antenati, gli altri, i vicini prossimi e correre ai ripari attuando una vera e propria repressione; a disposizione abbiamo una gamma nutrita di farmaci e terapie di ogni tipo con un unico obiettivo, quello di eliminare il sintomo, la vera anomalia del sistema.
Troppo impegnativo interrogarsi sul nostro stile di vita, troppo sconveniente ascoltare forze apparentemente sconosciute, troppo “filosofico” indagare sul senso e sul valore della nostra esistenza e sullo stato della realizzazione dei nostri talenti. Andare a porsi queste domande significherebbe conoscersi, significherebbe funzionare e orientarsi meglio nel mondo e conoscere con più precisione i nostri desideri. Ma tutto questo richiede un impegno e un atteggiamento di appassionata curiosità nei confronti dell’essere umano, doti quasi del tutto estranee alla cultura che ci circonda prevalentemente rivolta a questioni banali, superficiali e futili.

La capacità di pensare, di sentire e provare emozioni, occuparsi del nostro e dell’altrui benessere non sono un optional , un sovrappiù, sono gli elementi-base (i veri antidoti) per l’esistenza; sono come le fondamenta e la struttura portante di una casa.
Sono l’insieme di questi “elementi” che Goleman chiama “intelligenza emotiva”.
Ognuno di noi è portatore di svariati e diversificati talenti (o intelligenze).
La cultura scolastica ne sviluppa e ne valorizza sostanzialmente solo due: l’intelligenza verbale e quella logico-matematica. Quei bambini che manifestano più difficoltà in queste due forme espressive sono considerati poco intelligenti o addirittura handicappati.
Secondo Gardner esistono sette intelligenze (l’intelligenza è multipla!<): le due menzionate sopra, l’intelligenza spaziale, quella motoria, quella musicale e quella personale suddivisa in conoscenza di se stessi e conoscenza degli altri.
La pedagogia può dare un grande contributo allo sviluppo dell’essere umano: aiutare e orientare i bambini in quei settori dove i loro talenti siano più valorizzabili e trovino, così, maggiori possibilità di espressione e realizzazione.
Noi crediamo che l’intelligenza emotiva debba essere quella che tutti dovremo sviluppare (senza per questo essere operatori sociali, educatori o terapeuti) perché è quella intelligenza che ci permette di riconoscere le nostre risorse, ridurre le dipendenze e non essere zombi in balia del mercato, iniziare ad amarsi e rispettarsi, interrogarsi sul senso e il significato della vita.
Ecco perché la formazione non può essere rivolta esclusivamente agli addetti ai lavori, appannaggio di pochi e considerata soltanto un percorso dove si apprendono tecniche in vista di un mestiere.
Molte tecniche possono essere apprese da tutti, in quanto sono modalità nuove di apprendimento e indicazioni specifiche di come aiutarsi e di come aiutare gli altri.
Per noi gli strumenti e le tecniche sono molto importanti ma vanno rigorosamente inserite all’interno di un sistema valoriale che fa riferimento ad un’etica umanistica. Molte tecniche, pur interessanti e tecnologicamente avanzate, vengono spesso utilizzate in senso manipolatorio, all’interno di un’etica autoritaria. L’etica autoritaria, il più delle volte, non è così riconoscibile, in quanto mascherata da seduzione, fascino del “sapere”, promesse allettanti e messa in atto da “persone intelligenti”, ben intenzionate e in buona fede. L’etica autoritaria utilizza l’Ego come strumento principale per realizzare il suo fine di mistificazione (etichettare, incasellare, falsificare) della realtà . Ma l’Ego è come il prezzemolo, c’è ovunque, e riconoscere la molteplicità di aspetti e di forme che assume è come riuscire a scoprire i trucchi di un prestigiatore. Per andare verso una formazione (e relazioni) aderente ad un’etica umanistica è necessario un grande impegno etico, una costante attenzione e continue verifiche ecologiche in chi si assume, temporaneamente, la responsabilità di costruire percorsi di crescita (noi formatori, e genitori, insegnanti, politici, ne sono esclusi?).
I fini dell’etica umanistica si riferiscono allo sviluppo del potenziale umano (Maslow) e allo sviluppo delle qualità dell’essere, come empatia, cooperazione, consapevolezza, intuizione, pace, ecc.
Ecco perché chi si avvia a seguire e a praticare nella formazione un’etica umanistica non può prescindere dall’inserire nel percorso gli insegnamenti spirituali del nucleo originario e centrale di molte religioni. Il fondamento valoriale delle grandi religioni è una fonte inesauribile di saggezza e sapienza, che solo l’ignoranza può escludere o negarne l’accesso. La psicologia, come ci ha insegnato Assaggioli, non può che ricercare ed elaborare connessioni e tessere legami con i fondamenti, le verità e le esperienze di natura spirituale, utilizzando anche metodi specifici , uno tra tutti, la meditazione.
Meditazione, in sanscrito, significa, letteralmente, “equilibrio mentale”, che evoca uno stato mentale di equilibrio e pace nel quale si percepisce la connessione con l’universo.
Momenti di meditazione sono ormai inseriti a pieno titolo nei nostri corsi di counselling e di crescita personale.

Il lavoro formativo a cui ci ispiriamo (di un certo tipo di formazione) è fondamentalmente un cammino di liberazione dai forti e potenti condizionamenti dell’Ego (il nucleo narcisistico dell’essere umano, dove risiedono la maggior parte dei nostri inquinanti) per portare alla luce ciò che c’è: le qualità dell’essere potenzialmente presenti in ognuno di noi. Un processo, questo, che è molto facile a dirsi ma piuttosto lungo e complesso realizzarlo. Fare formazione con questa visione può essere paragonato all’apprendimento di uno strumento musicale, come andare a “lezione di piano”. I concetti generali non sono difficili da capire , ma il loro uso richiede un periodo piuttosto lungo di allenamento. Un allenamento, fatto di esperienze, scambi, comunicazioni profonde, conoscendo ogni singola dimensione emotiva e il suo legame con il disagio psichico, intraprendendo un viaggio alla scoperta della propria dimensione interiore. In questo processo le sensazioni, così trascurate dalla nostra educazione, vengono espresse e valorizzate (in un clima non giudicante) per comprendere sempre meglio il qui e ora, il momento presente, quello che accade dentro di noi, adesso (Pearls)……. e qui inizia il viaggio!

Dr. Giuseppe Tomai

Letture consigliate

E.Fromm ,Suzuki, De Martino, “Psicoanalisi e buddismo zen”, Astrolabio

E.Fromm, “I cosiddetti sani”, Mondatori

A.H.Maslow, “Verso una psicologia dell’essere”, Ubaldini

Assagioli, R. (1988), “Lo sviluppo transpersonale”, Astrolabio

D.Goleman, “Intelligenza emotiva”, Ed. Bur

F.Pearls, “La terapia gestaltica parola per parola”, Ed. Astrolabio

M.Scardovelli,”Democrazia, potere, narcisismo”, Liberodiscrivere, Genova