Di fronte al dolore della malattia, della vecchiaia, degli abbandoni e della morte abbiamo un importante compito esistenziale : trovare un senso, un significato profondo, un motivo di riflessione, di crescita e di trasformazione.
Abbiamo grande difficoltà ad accettare la realtà fino in fondo; rifiutiamo il male considerato ingiusto e immeritato. I primi messaggi sono quasi sempre di rifiuto : “ No, non mi doveva succedere”, “ Perché proprio a me!”, “ Non è possibile! Non è giusto!”. Il male interrompe un’equilibrio, la percezione di un’equilibrio, e fa drammaticamente precipitare in una crisi profonda dove la speranza è annullare tutto e ritornare al “prima”, un prima idealizzato e avulso da problemi.
“Possibile che la debolezza nelle sue forme così generali di stanchezza, vecchiaia, malattia,incapacità, errore,morte sia solo qualcosa che mi schiaccia senza avere in sé qualche potere nascosto?I detriti del mondo non servono più a nulla? Il male resterà una sconfitta del Dio Amore?“ ( Carretto, “ Lettere dal deserto” ).
Possibile che questi aspetti dolorosi della vita dell’uomo siano considerati flagelli ingiusti e senza senso? E come ci rende quando rifiutiamo un dolore inevitabile? Chiusi verso il mondo, rabbiosi, cinici e insensibili. Chiusi verso il mondo e verso la parte di noi che soffre, verso quella parte bambina fragile e disperata. Un’ emozione importante da consapevolizzare è la fragilità ( bambino interiore); il limite del corpo è esistenza che si manifesta in maniera totale con la malattia. Accogliere e accettare il fragile bambino interiore è accettare il dolore e accettare il dolore ci apre all’ Amore e l’ Amore ci riimmette nel flusso della vita.
Quando si è sani, il corpo è vissuto come un tutt’uno del quale razionalmente sappiamo che funziona attraverso la sinergia e l’ equilibrio di tutti i suoi organi e funzioni ma non ci rendiamo conto delle connessioni tra di essi.
Con la malattia ,ovvero con lo scarso/insufficiente/assente, funzionamento di una sola parte di esso, viene a galla la nostra interna frammentarietà e la nostra percezione passa da una percezione dell’Uno ad una percezione dei singoli organi/funzioni, alla percezione della disfunzione/malattia. da qui poi il senso di fragilità, vulnerabilità, mancata salute, limite di noi stessi, del proprio corpo, della propria vita.
La cura/guarigione è il tentativo di tornare ad una unità ( con noi stessi, con gli altri, con l’ambiente) e ad un equilibrio ancora più profondo di quello, spesso, fittizio percepito in assenza della malattia.
Il modo di pensare quando ci troviamo in uno “stato di malattia” è di fondamentale importanza per il decorso della malattia stessa e per la guarigione.
Le nostre credenze e le nostre convinzioni influenzano positivamente o negativamente la nostra salute.
Ci sono ormai svariati studi scientifici che hanno dimostrato quanto le persone che sono coinvolte in attività spirituali e si impegnano a migliorare – preghiera , meditazione, movimento fisico e psichico, etc. – recuperano e guariscono molto più velocemente dalle malattie di altre che non sono in un pensiero di accettazione, recupero e fiducia nelle possibilità della loro mente e del loro corpo di sviluppare risorse.
I nostri pensieri e le nostre credenze hanno una decisiva influenza sul nostro sistema immunitario , sulla pressione sanguigna e su tutto quello che fa parte della nostra biologia.
Lo scienziato Bruce Lipton ha dimostrato che se si estrae dalla cellula il nucleo ( geni) questa non muore ma continua le sue funzioni vitali e questo significa che la nostra salute non dipende dai geni ma dalle nostre percezioni!
E le parole che usiamo producono effetti biochimici sul nostro organismo. La psiconeuroimmunologia ( scienza che studia gli effetti della nostra mente sull’ organismo ) ha rivelato come una persona che viene a conoscenza della propria diagnosi ( etichetta) abbia un immediato peggioramento. Parole come “cancro”, “sclerosi multipla”, etc, creano da subito stati di paura e terrore da creare nella persona stati d’animo depressivi persistenti da indurre una notevole diminuzione delle difese immunitarie; l’ opposto di quello che avrebbe bisogno!
“ Le parole possono provocare le malattie, le parole possono uccidere: perciò i medici saggi stanno molto attenti al modo in cui comunicano con i pazienti “ ( N. Cousin ) .
Noi dovremo stare molto attenti a come comunichiamo con il nostro organismo.
Dentro di noi c’è un grande potere ma nessuno ci insegna ad usarlo bene e a vantaggio nostro e degli altri.
Se accettiamo la malattia come un segnale del nostro corpo e della nostra mente e avviamo un pensiero di cura e di sviluppo delle nostre potenzialità compiamo forse uno dei più bei atti che si possa compiere nella vita : AMARSI. Ci si ama perché si è vivi, anche se in uno stato di fragilità, ci si ama perché si è, anche se con addosso la sofferenza.
Domande da rivolgerci : “ Quali sono le cose in cui credo e danno un significato alla mia vita?” – “Come le mie credenze influenzano il mio comportamento durante questa malattia ? “ – “ Ho una o più persone che possono darmi un aiuto o un sostegno nella mia malattia? “.
Dr. Giuseppe Tomai
Indicazioni bibliografiche
Oliver Sacks “Su una gamba sola”, Adelphi
Woolf Virginia, “Sulla malattia”, Einaudi
Giarelli, “Storie di cura” Franco Angeli
AA.VV., “Dall’altra parte”, BUR
Silvia Bonino, “Mille fili mi legano qui. Vivere la malattia”, ed. Laterza
M.Epstein, “Lasciarsi andare per non cadere in pezzi”, Neri Pozza
E.Pierrakos, “Il male e come trasformarlo”, Crisalide
Bruce Lipton “ La biologia delle credenze” Macro Edizioni
Deepak Chopra “ Guarirsi da dentro “ Sperling & Kupfer