Skip to content

L’AUTONOMIA DI UN ADOLESCNTE

Categoria: In Radio
Tematiche: Genitori
L’AUTONOMIA DI UN ADOLESCNTE

Una mattina, alla richiesta di mia figlia non ancora quindicenne di andare al mare in motorino a Iesolo con tutta la compagnia, pongo un netto e motivato no. Emma, invece di arrabbiarsi, richiede, in alternativa al mare, di andare in piazza a trovare alcuni suoi amici ed io accetto ricordandole l’assoluto divieto di andare in spiaggia a Iesolo. Arrivata l’ora di pranzo mia figlia non è ancora tornata, penso che i ragazzi abbiano perso la cognizione del tempo ed attendo senza particolari preoccupazioni; dopo un’ora Emma è a casa e mi spiega che è in ritardo a causa di un errato calcolo del tempo di ritorno dalle colline di Asolo, dove si era recata in motorino insieme agli amici. Ho un diavolo per capello e la investo di rabbia e aggressività ricordandole che le avevo proibito di andare in motorino e che perciò aveva tradito una promessa, dimostrandosi inaffidabile. La minaccio di chiuderla in casa ma, pur aspettandomi una reazione isterica, Emma cade dalle nuvole e mi dice che ha mantenuto la promessa non andando a Iesolo bensì ad Asolo. L’avrei strozzata.

 

Tratto da “Incontrare mamma e papà” di Berto e Scalari, la storia di un Papà che ha problemi con la sua figlia di 16 anni.

 

Discussione:

 

RVS (Conduttore Radio Voce Speranza): in questo caso abbiamo visto una trattativa tra il padre e la figlia circa la ricerca di un’alternativa dell’andare in spiaggia a Iesolo

 

GT (Dott. Giuseppe Tomai): anch’io, quando mi accorsi di questo tipo di relazione, mi sono considerato un padre sindacalista!

 

RVS: la reazione del padre, tutto sommato, appare normale però c’è un problema.

 

GT: certo, fa parte delle reazioni di quando viene o sembra essere violato un impegno, è evidente ci sia rabbia ed è umano ma spesso preclude all’avvio di una trattativa pacifica.

 

RVS: la cosa strana è che la ragazza non reagisce con altrettanta aggressività e, anche di fronte alle minacce del padre, ribadisce di aver mantenuto la promessa.

 

GT: è possibile che qui si siano immessi dei fraintendimenti, anche se spesso l’adolescente ci marcia cercando delle scappatoie. Tuttavia, a volte, non precisare esattamente quello che si vuole può portare a questa situazione, anche in buona fede. Mettendo che in questo caso sia stata una provocazione, il padre si è rivelato molto infastidito perché si è sentito colpito nella propria autorità, credibilità, ha sentito una mancanza di rispetto totale ma ciò nonostante, nei ragazzi, la provocazione è un sondaggio, un test per verificare le forze del genitore, un modo per mettere in relazione la sua proposta: è anche un aspetto maturativo per il giovane. Lo scontro serve alla crescita dei giovani. 

 

RVS: quindi a volte rapporti fra genitori e figli hanno una complicazione ulteriore, oltre alle regole c’è un problema personale.

 

GT: esatto, si prende come una cosa personale, ci sentiamo offesi e pensiamo che l’altro non ci rispetti tout court generalizzando il singolo episodio.

 

RVS: ma non è naturale sentirsi presi in giro personalmente?

 

GT: è importante come usare le parole: “una regola che avevamo stabilito è stata trasgredita, questo mi addolora profondamente perché ho bisogno di rispetto e quando mettiamo delle regole occorre che vengano rispettate”, una comunicazione così è molto diversa da scaricare la rabbia e punire la figlia con un comportamento che non rispetta la sua persona. Tuttavia manchiamo di formazione nell’utilizzo di un linguaggio che sia più di pace che di guerra, più assertivo che violento, noi attacchiamo e contrattacchiamo.

 

RVS: quindi qui il problema dell’educazione si inserisce in una logica della società in generale.

 

GT: anche noi genitori abbiamo assorbito un linguaggio che tende ad essere violento.

 

RVS: nella storia, il padre dice alla figlia che la chiuderà in casa e la priverà della possibilità di uscire con gli amici, spesso queste punizioni rimangono minacce campate in aria, senza seguito. Anche questo rappresenta un problema?

 

GT: certo, qui ne va di mezzo la coerenza, la credibilità ma quando siamo feriti il nostro bisogno di punire è forte e spariamo in alto perché c’è meno consapevolezza di questa violazione del bisogno e andiamo subito a fare guerra rilanciando l’attacco subito. Chiaramente sul momento le emozioni hanno un ruolo importante ed è proprio il nostro lavoro portarli a riflettere in una dimensione in cui non c’è un’emotività immediata.

 

RVS: un consiglio a questo padre?

 

GT: il consiglio di fermarsi, riconoscere questa rabbia come segnale di qualcosa che non è andato e di non colpevolizzarsi, riflettendo su ciò che non ha funzionato per porgere alla figlia le sue esigenze che sono certamente importanti, in questo caso l’esigenza di sicurezza circa l’utilizzo pratico del motorino e di onestà perché questo padre ha bisogno di fidarsi della propria figlia. Se c’è una contrattazione è bene che questa venga rispettata.

 

RVS: ulteriore complicazione a tutto ciò è quando i figli frequentano amici le cui famiglie hanno adottato tutt’altre regole. 

 

GT: questo è costante, i nostri figli sono in contatto continuamente con altri modelli educativi, relazionali, di regole ma noi ci dobbiamo rapportare a nostro figlio col nostro sistema valoriale e restare su questa dimensione. Con gli altri si può avere un confronto, esprimendo eventualmente le ragioni per cui non si è d’accordo con loro.