un passo dal "Re Lear"
“Numi, un povero vecchio, così pieno di dolori come di anni, miserabile per entrambe queste cose! Se siete voi che incitate il cuore di questi figli contro il loro padre, non mi togliete tanto intelletto da sopportarlo in pace, ispiratemi un nobile sdegno! E non vogliate che le lacrime, armi delle donne, vengano a macchiare le mie gote virili! No, snaturate maliarde, mi vendicherò di entrambe in guisa che tutto il mondo dovrà… Le cose che farò… Ignoro tuttavia quali potranno essere, ma dovranno empire di terrore la terra. Voi credete che io piangerò e avrei pur gran motivo di piangere, ma prima che spargere una sola lacrima il mio cuore si infrangerà in mille pezzi… Oh, folle, io impazzirò.”
Tratto da “Re Lear”, atto II, scena IV, W. Shakespeare
Discussione:
RVS (Conduttore Radio Voce Speranza): qui chi si arrabbia è re Lear, una persona anziana che si sente tradita nei suoi affetti, una situazione che si verifica anche nella quotidianità.
GT (Dott. Giuseppe Tomai): in questa tragedia c’è tutta la forza della rabbia e del furore, d’altronde Shakespeare è profondo conoscitore dell’animo umano.
RVS: rabbia e furore fanno parte della condizione umana?
GT: spesso anche grosse tragedie avvengono per mano di persone che sembravano pacate nei precedenti comportamenti.
RVS: ho incontrato persone di una certa età che mi ricordano tuttora di aver visto i propri genitori litigare sempre.
GT: è molto frequente, c’è poca attenzione agli effetti che così tanti litigi fra i genitori producono sui bambini. Litigare costantemente significa costringere i figli a stare ininterrottamente all’erta, con la paura che in seguito alla discussione possa farsi male un genitore o possa egli stesso venire abbandonato: i bambini non hanno il senso del limite. Un eccesso, una modalità costante di litigio è assolutamente da evitare produce paura nei nostri figli.
RVS: produce anche emulazione?
GT: lo assorbiamo, poi dipende dai temperamenti dei bambini: alcuni diventeranno impauriti e distruttivi nei propri confronti, altri bambini un po’ più energetici assorbiranno questi litigi come prepotenza verso il mondo e saranno più distruttivi verso gli altri, verso le relazioni.
RVS: non è facile, in caso di provocazione da parte del compagno, fermarsi, riflettere, rimandare la discussione.
GT: ci dobbiamo interrogare se diventa la norma, se è una prassi relazionale comunicare attraverso le litigate.
RVS: si parla della sacralità della famiglia ma quando si ha a che fare continuamente con questa roba qui…
GT: io credo che la famiglia sia sacra, le relazioni siano sacre, come la relazione tra noi e nostro figlio è sacra. Questa sacralità può tuttavia essere macchiata, tutti noi facciamo qualcosa per macchiarla e bisogna prendercene la responsabilità, è umano.
RVS: l’incapacità di far fronte alla rabbia potrebbe essere un’incapacità molto diffusa, come nel passo di re Lear.
GT: quando i bambini sono nella rabbia, se non la contentiamo attraverso la nostra presenza, essa è un’emozione forte che può mettere dentro di noi la percezione di impazzire.
RVS: mettendo da parte gli scambi tra i coniugi, anche la rabbia tra bambini è diffusa.
GT: tendenzialmente loro sono ancora più in contatto con le loro emozioni, hanno meno freni inibitori e tendono ad esprimerla di più. La rabbia fa parte dell’animo umano ed è una grossa carica energetica che ci portiamo dietro, ha un valore enorme e nasce da ferite, desideri irrealizzati, frustrazioni. Noi dobbiamo rispettare la rabbia ma contenerla da un punto di vista comportamentale. Dobbiamo interrompere l’azione del bambino nel caso diventi dannosa o distruttiva ma ciò non vuol dire negare l’emozione della rabbia; occorre entrarvi con l’intento di capire che cosa l’ha scatenata nel bambino. Questo gli manderebbe un messaggio di solidarietà, di comprensione ma anche di limite.
RVS: da che età si può cominciare a cercare di “entrare nel sentimento di rabbia”?
GT: da sempre, anche bambini molto piccoli si arrabbiano pur non esprimendosi a parole: in questo caso occorre fare ipotesi noi su quello che sta accadendo e chiederlo al bambino oltre che, ovviamente, contenerlo; il bambino si sentirà di aver legittimato la rabbia. Spesso le rabbie forti si hanno verso i tre anni e l’adulto comincia a far fatica ad assumere la guida della situazione.