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RICONOSCERE DI SBAGLIARE

Categoria: In Radio
Tematiche: Genitori
RICONOSCERE DI SBAGLIARE

“Io credo sempre di fare del mio meglio con mia figlia, i conflitti nascono quando mi accorgo che invece ho agito male e non posso tornare indietro. Vorrei capire di non essere una madre perfetta ma è così difficile accettare di avere sbagliato. Sembra che solo io commetta errori mentre le altre fanno tutto esatto, mi viene una rabbia. Quando punisco eccessivamente i miei figli mi accorgo che, forse, sarebbe stato meglio perdonarli e mi viene un magone nello stomaco che mi tormenta.”

 

Tratto da: “Incontrare mamma e papà” di Berto e Scalari,  riproposto da Mirka Zanini

 

Discussione:

 

RVS (conduttore Radio Voce Speranza): insomma, non è così semplice capire cosa occorre fare con i nostri figli, vero?

 

GT (dott. Giuseppe Tomai): spesso dentro di noi subentra la convinzione di non sbagliare, laddove nostro figlio metta in atto comportamenti trasgressivi, che sono contro le nostre regole del vivere all’interno della famiglia la nostra reazione può andare oltre quello che per noi è un atteggiamento corretto e poi subentrano i famosi sensi di colpa, patrimonio culturale diffuso e ampiamente vissuto da tutti noi.

 

RVS: i sensi di colpa sono positivi o negativi?

 

GT: di per sé non sono mai positivi, soprattutto se si prolungano nel tempo e ci lacerano. La continuità di questi sentimenti non ci permette di evolvere in senso positivo ma il senso di colpa può essere anche un segnalatore di un conflitto e diventare importante, cogliendo subito la dimensione di tale conflitto, analizzando se vi è stata una reazione eccessiva ad un comportamento di nostro figlio o meno. 

 

RVS: qual è il confine fra il senso della nostra insufficienza ed il senso di colpa che ti distrugge?

 

GT: è là dove c’è la consapevolezza, ai vari livelli di coscienza più o meno profondi, che noi abbiamo fatto un danno all’altro al livello dell’identità, abbiamo “rotto” qualcosa e tale consapevolezza è positiva, l’aspetto negativo inizia ci si tortura continuamente entrando in questo circolo vizioso che parte da legittimare il nostro comportamento e poi svalorizzarlo in toto per questo eccesso nel linguaggio che c’è stato.

 

RVS: il senso di colpa di questa signora della storia non è qualcosa di una tantum ma il segno di un’incertezza pedagogica e di grande sofferenza quindi non riesce a produrre dei risultati positivi, perché?

 

GT: perché oscillare tra un comportamento “violento” ed uno “riparatore” disorienta i bambini e non gli mette di fronte a quale è la loro responsabilità rispetto ad una situazione in cui si sono comportati in maniera scorretta nei nostri confronti. Oltretutto anche noi non ci prendiamo la responsabilità di confrontarci con nostro figlio ed eventualmente limitarlo.

 

RVS: come si viene fuori da una situazione come quella della signora nella storia?

 

GT: prima è necessario prendere coscienza della dinamica interna che ci succede, ecco perché è così importante “autorizzarci” ad approfondire le esperienze con altri genitori e cercare spazi di riflessione che non siano solo all’interno del nostro mondo, rischiando di non venirne fuori, e cadere in un altro circolo vizioso che è quello della lamentela: ci lamentiamo di nostro figlio e di noi stessi ma senza fare un passo ulteriore ed avere il coraggio di esporsi e di trovare vie diverse.

 

RVS: la signora dice anche che le sembra che solo lei sbagli e che le altre facciano tutto perfetto, bisogna vedere, dunque, anche come uno gestisce il confronto con gli altri.

 

GT: come diceva Basaglia, psichiatra autore della legge 180 sui manicomi, “da vicino nessuno è normale”, il confronto con gli altri è quasi sempre superficiale e dunque falso.