LA VOCE DEI BAMBINI – HO MOLTI SEGRETI,HO TANTA PAURA- LITIGATE SEMPRE – VI VOGLIO BENE PERò…-
Discussione:
RVS (conduttore Radio Voce Speranza): quando si parla di disagio viene da pensare più all’adolescenza che all’infanzia, anche un bambino può provare disagio?
GT (dott. Giuseppe Tomai): certo, i disagi si manifestano in vario modo, sono legati ad un malessere che genera una difficoltà di comunicazione che si riversa alcune volte nella difficoltà di apprendimento, altre volte su un malessere più interiorizzato e quindi sino a vere e proprie depressioni.
RVS: ma i genitori vengono da uno psicologo dicendo che il loro figlio ha un problema di disagio? Oppure l’approccio è diverso?
GT: purtroppo, nonostante la diffusione anche a livello di mass media di messaggi che incoraggiano ad intervenire precocemente su questo, non è uso comune rivolgersi ad uno psicologo perché significa, ancora, considerarsi malati, considerare il proprio figlio in uno stato di patologia che rende tutto molto difficile per un genitore.
RVS: quanto sono diffusi questi disagi, una parte sono legati alla crescita?
GT: una parte sono legati alla crescita ma sempre di più sono manifestazioni di una certa gravità, tanto che anche l’organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un allarme molto forte, ad esempio sulle depressioni dell’infanzia che si aggirerebbero su una percentuale del 4%.
Adesso una serie di letterine anonime scritte da bambini, tratte da: Lettere dal limbo” di Guerrieri, Landi, Piagentini, Edizioni Morgana
Vi scrivo questa lettera per dirvi segreti che ho dentro da tanto tempo, volevo dirvi che quando alcune volte dormo con voi è perché ho paura che mi rubano e perché a volte faccio dei sogni brutti. Volevo anche dire, se voi avete più tempo di stare con me, di coccolarmi di più, di giocare con me e di non litigare fra voi, di stare sempre insieme e che sia una famiglia felice. Certe volte dico delle scuse, per esempio che mi fa male la testa perché voglio stare con te mamma, alcuni giorni stiamo bene insieme e vi voglio tanto tanto bene, più di quanto voi pensate, credo che ce la faremo ad essere una famiglia felice e a volerci tutti quanti bene. Vorrei farvi una domanda: perché a volte mi sgridate nelle cose che non ho fatto io e non mi credete? Volevo anche scusarmi perché per colpa mia litigate.
Simone
Discussione:
RVS: la paura di essere rubato?
GT: sì, è la paura di uscire dalla famiglia, di perdere un legame di appartenenza, piuttosto frequente soprattutto in questi ultimi tempi perché da una parte si dà considerazione al bambino, rispetto all’età, di poter fare delle cose ma dall’altra gli si mette, continuamente, messaggi di terrore: i mass media hanno una forte responsabilità in questo.
RVS: è anche vero che, da sempre, le fiabe rivolte ai bimbi fanno riferimento ad orfanelli, a chi è abbandonato perché rimasto senza genitori, insomma una serie di paure che arrivano all’infanzia.
GT: il bambino ha dentro di sé tutto il meraviglioso patrimonio genetico emozionale ma non sa ancora gestirlo, ha bisogno di sperimentare insieme all’adulto. Le favole, nella giusta misura, sono positive: se il bambino prova paura, l’adulto ha la possibilità di rassicurare, così da permettere di apprendere la gestione della paura.
Vi voglio tanto bene però mi piacerebbe che non vi arrabbiaste più. Tu babbo, quando ti arrabbi, fai paura; tu mamma, quando coccoli mio fratello mi fai arrabbiare perché vorrei le coccole tutte per me. Quando voglio un balocco o voglio andare da un amico mi dite di no perché abbiamo da fare sempre qualcosa. Anche quando voglio fare l’albero e la capannuccia per Natale dici sempre che si farà di sera. Tu babbo, con la macchina, vai sempre piano e ti dico di andare più forte. Quando devo finire compiti si deve andare sempre in piscina o da altre parti e tu mamma mi brontoli perché non ho finito. Quando voglio andare fuori non mi ci mandi, quando andiamo fuori non mi fai giocare a pallone, quando io e mio fratello dobbiamo finire i compiti ti arrabbi perché dici che perdiamo tempo, insomma mi volete accontentare in qualcosa? Vorrei che qualche volta mi diceste di sì.
Mirko
RVS: l’idea che siano i genitori a far paura ai figli, siamo già in una situazione non proprio ideale?
GT: la maggior parte delle paure vengono da cose a noi vicine come le persone che ci stanno intorno, i loro volti, le loro espressioni facciali, le loro parole, le loro emozioni che ci arrivano. Il bambino ancora non sa quello che potrà succedere, se per il genitore è chiaro che sia solo un’arrabbiatura contingente, il ragazzo non conosce ancora i propri limiti.
RVS: qual è il consiglio per i genitori?
GT: sicuramente immettere la propria energia sul riconoscimento che la loro espressione emozionale può essere come un’onda anomala sui propri figli, quindi contenersi il più possibile.
Vi scrivo per dirvi di non essere cattivi con me, per esempio mio padre mi picchia tutte le volte che non capisco qualcosa. Quando faccio un esercizio di matematica e non capisco qualche cosa chiedo il suo aiuto e allora lui mi picchia. Sono arrabbiato e da grande se ne pentirà di avermi picchiato. Passiamo a mia madre, a cui voglio molto bene e se non era per lei a quest’ora mi era venuto un infarto. Lei non mi tratta male, anzi, al contrario mi dà retta e se mi brontola o mi picchia un po’, sarà perché le ho rotto un vaso o qualche altra cosa preziosa. Lei sì che è una mamma vera. Ora parliamo di mia sorella, la vorrei ammazzare. Per esempio entra in camera mia senza permesso, prende la roba che vuole e se lo facessi io a lei, mi ammazza, mi ammazzo e basta perché lei è più grande di me ed è come suo padre. Che famiglia che ho!
Francesco
RVS: qui la situazione si complica, arriveranno davvero le sberle o la testimonianza dei bambini va presa con una certa attenzione?
GT: sicuramente, per loro una parola può ferire così in profondità che poi nell’espressione esagerano, tuttavia la ferita rimane sia che sia uno schiaffone od una parola di troppo: questo dipende dal fatto che, involontariamente, il genitore rimproverando il figlio si riferisce alla persona in toto. Questo è un aspetto che dovremo curare in maniera molto precisa e attenta, invece che riferirsi ad un comportamento che può provocare disagio e va corretto, ci si riferisce al bambino come persona, al suo carattere, alla sua personalità. Dovremo eliminare il verbo essere: non dire “sei cattivo, sei indisciplinato” perché si va a intaccare tutta la persona. L’attenzione va focalizzata sul comportamento, sul momento: è una sfumatura che i bambini coglieranno.
RVS: il bambino Francesco dice che vuole molto bene alla madre e che se non avesse avuto lei gli sarebbe già venuto un infarto. Altrettanta durezza riserva alla sorella che dice di voler ammazzare, c’è quindi una asprezza ed un’aggressività nei termini molto forte.
GT: l’aggressività fa parte della nostra natura e lo sforzo all’interno della famiglia deve essere quello di canalizzarla.
RVS: nel caso le si presenti la situazione in cui un bambino viene realmente picchiato dai genitori, c’è un bel problema di coscienza per voi psicologi?
GT: assolutamente, capitano anche questi casi e con le nuove leggi sulla famiglia c’è l’obbligo di denuncia. L’atto suddetto è di una gravità assoluta e spesso i genitori non se ne rendono neanche conto, forse sarà difficile da capire ma succede spesso capiti ciò per per un eccesso di bene: è come se il genitore non è in grado di tollerare dei comportamenti inadeguati del bambino perchè ha proiettato, talmente tanto sul proprio figlio, le proprie aspettative di auto realizzazione; quando vede che suo figlio non ce la fa, sale una rabbia incontrollata che sfocia nell’aggressività. La punizione del comportamento del genitore richiede fermezza e va bloccato, anche con misure drastiche, ma il nostro sforzo deve essere quello di capirlo in profondità: ci sono casi di genitori che hanno fatto un lavoro su se stessi, anche dopo l’intervento dell’autorità giudiziaria, e si sono messi in discussione cercando di capire, perciò su questo non si può arrivare a delle condanne generalizzate né verso i bambini che sbagliano ma neanche verso i genitori che commettono errori pur gravi.
Vi scrive vostra figlia, non sono mai riuscita ad esprimermi con facilità perché avevo paura delle vostre grandi voci. Adesso vi scriverò tutto quello che penso di voi perché, al solito, non sono riuscita ad esprimerlo con le parole. Prima mi coprivate di coccole e se avevo paura mi stringevate tra le vostre braccia, ora sono la vostra disperazione ed ho paura a venire a chiedervi aiuto perché quando ve ne parlo sento come un vuoto dentro che mi spinge ad allontanarmi. Dovete capire che sto attraversando un momento molto difficile, la solitudine, o meglio, la paura di stare sola: ho bisogno di affetto e soprattutto di amici veri, dei quali mi possa fidare. Adesso non desidero degli educatori ma delle persone comprensive, cercate di staccarvi dal mondo degli adulti e tornate adolescenti, solo così ci potremo capire. Con questo non sto dicendo che siete freddi ma soltanto che siete troppo programmatori della mia vita, tante volte mi avete detto di avere tanta paura perché un giorno diventerò grande e me ne andrò dal mio “nascondiglio”. Fino ad ora voi siete stati il mio rifugio ma da ora in poi cosa farò? Devo affrontare tanti problemi da sola? Voglio diventare indipendente e so benissimo che non è facile. Alcune volte, quando mi sgridate, sento di odiarvi ma vi voglio tanto bene e non so come farei senza i miei due grandi protettori. Mamma, sono come un bambino che cade e tu lo consoli ma stavolta sono caduta in un fosso molto profondo e se tu non allunghi una mano non riuscirò mai ad uscirne. Voi dite sempre che sono l’unica figlia che fa disperare i propri genitori perché ho degli amici molto più grandi della mia età, anche in questo posso capirvi, perché avete timore per il mio futuro ma dovete anche capire che per me questi sono i veri amici perché ormai hanno superato le crisi dell’adolescenza. Cercate di essere più fiduciosi, anche io ho un cervello e posso benissimo pensare da sola senza avere sempre qualcuno che mi imponga le sue idee. Sono finiti i miei lamenti e così vi saluto, spero e conto sul vostro aiuto.
Valentina
RVS: qui la paura non è più dei bambini ma dei genitori. Anche questo è un fatto frequente?
GT: molto frequente, la paura del distacco, i figli continuano a crescere e quindi escono dal guscio familiare ma anche in questo è necessario accompagnarli e, soprattutto, far sentire la nostra fiducia nella loro possibilità di realizzarsi nel mondo. Molto spesso c’è un attaccamento al figlio, un timore e questo manda dei messaggi di sfiducia circa le sue capacità. L’eccesso di protezione può condurre a questo tipo di problematiche, io mi sono ritrovato anche situazioni in cui i ragazzi, ormai adulti, dovevano fare i conti con questo eccesso, commettendo atti di grande trasgressione solo per dimostrare a se stessi che ce l’avrebbero fatta.