Skip to content

I genitori come esempi

Categoria: In Radio
Tematiche: Genitori
I genitori come esempi

LA TESTIMONIANZA DI UN GENITORE TRATTA DAL LIBRO " INCONTRARE MAMMA E PAPPA" DI BERTOSCALARI

Mio figlio di sette anni soffre spesso di bronchiti, specie nella stagione invernale. Seguendo le indicazioni del pediatra, non solo sto molto attenta nel coprirlo quando esce da un posto caldo ma gli ricordo continuamente di allacciarsi il cappotto e di mettersi il berretto quando esce da casa o da scuola: faccio, come oggi usa tanto affermare, un’opera di prevenzione. Lo sapete bene quanto è faticoso curare un bambino che ha la febbre, che deve stare a letto per giorni, che è obbligato a prendere antibiotici e che perde settimane di scuola. L’altro giorno faceva molto freddo e lo porto con me al supermercato perché non me la sento di lasciarlo a casa da solo, è ancora troppo piccolo. Uscendo presa da tutte le mie borse, noto che mio figlio ha il berretto in mano e il giubbotto slacciato: lo rimprovero facendogli presente quanto sia cagionevole di bronchi, quante volte gli ho detto di coprirsi uscendo da un posto caldo e gli dico che è un irresponsabile e un deficiente. Riccardo, mentre si mette il berretto e si allaccia il cappotto, mi dice, con il  tono di voce e la serietà di una persona matura: “forse è vero che sono un irresponsabile ma non sono un deficiente: tu mi hai offeso, dovrei castigarti”. Rimango impietrita, esterrefatta, non mi era mai passato per la mente che avrei potuto offenderlo e che se ne sarebbe accorto e risentito. Ho contravvenuto io stessa alla regola di non offendere gli altri, specialmente, come spesso detto a mio figlio, i compagni più piccoli.

 

Tratto da: “Incontrare mamma e papà” di Berto e Scalari

 

Discussione:

 

RVS (conduttore Radio Voce Speranza): la vicenda si focalizza su un rimprovero eccessivo. Che cosa ci può insegnare una vicenda come questa?

 

GT (dott. Giuseppe Tomai): il bambino è stato colpito nella sua sensibilità di persona; egli riconosce quando, una madre o un padre o un adulto in generale, vanno ad intaccare la dignità, nel senso di rispetto come persona; probabilmente i genitori hanno trasmesso questo valore al piccolo e, come in questo caso, è lui il primo segnalatore della trasgressione che il genitore sta facendo.

 

RVS: com’è che una madre si lascia trasportare così facilmente fino a arrivare all’offesa?

 

GT: è un po’ il gioco delle emozioni, quando siamo presi dalla preoccupazione, come in questo caso, torna un’istintività che viene appoggiata da parole culturali: noi apprendiamo continuamente un linguaggio violento e di offesa, lo respiriamo costantemente e quindi, nel momento in cui la nostra emozionalità è elevata, non abbiamo altre parole. Il consiglio è fermarsi e riconoscere l’eccesso che abbiamo manifestato, d’altronde il maggiore requisito di apprendimento è l’esempio.

 

RVS: è possibile, in presenza di situazioni particolarmente stressanti, esercitare comunque un controllo?

 

GT: è un lavoro ed un impegno che costantemente dovremmo mettere in atto, dovremmo riflettere piano piano, eventualmente chiedere scusa e tornare all’emozione originaria: nel caso della testimonianza si trattava della preoccupazione.

 

RVS: ci si può scusare senza perdere la faccia?

 

GT: questo è un tema bellissimo, non c’è genitore che non ponga quest’obiezione ma non si tratta di perdere la faccia, bensì di riconoscere che anche noi adulti abbiamo dei limiti nella gestione delle emozioni e della nostra istintività: questo permette al bambino di avere un modello di correzione per riparare ciò che è stato rotto. Bisogna distinguere tra il contenuto, che per noi è importante, della regola violata ed una reazione eccessiva.

 

RVS: a volte viene da chiedersi se non si esageri un po’ con l’apprensione, nella preoccupazione per i nostri bambini, anche in relazione alla salute?

 

GT: un po’ rientra nella normalità tuttavia, soprattutto per le madri, spesso c’è un eccesso di iper-protezione.