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Come affrontare la disobbedienza

Categoria: In Radio
Tematiche: Genitori
Come affrontare la disobbedienza

Un giorno, di fronte all’ennesima disubbidienza di mio figlio, decido di non arrabbiarmi, come ho sempre fatto senza ottenere niente, riuscendo a trovare un modo per farmi ascoltare: siccome so che Massimiliano desidera tanto un computer, propongo lo scambio dell’ubbidienza con l’apparecchio. Mi sembra che la cosa funzioni, mio figlio diventa docile ma ciò dura per due sole settimane. Infatti, dopo aver ricevuto il computer in regalo, ritrovo ancora la sua disobbedienza e ribellione. Ho provato ad essere una buona mamma, trovando alternative alle botte ed alle punizioni, ma mio figlio me lo ha sempre impedito. Come fa una madre ad essere brava se ha a che fare con un figlio che non è capace di mantenere le promesse? Poiché nessun figlio è bravo non esistono madri brave, non è vero? Questo per me è già una consolazione e sono contenta di averla capita ma non mi basta.

 

Tratto da: “Incontrare mamma e papà” di Berto e Scalari

 

Discussione:

 

RVS (conduttore Radio Voce Speranza): questa testimonianza si inserisce all’interno di una serie di riflessioni sul tema delle regole. Come applicare le regole? Come farle seguire dai nostri bambini? Questa madre decide di smettere con le punizioni e propone uno scambio. Era geniale o no questa idea?

 

GT (dott. Giuseppe Tomai): è una vecchia idea in campo educativo: quella dei premi e dei castighi, quella degli incentivi e dei disincentivi. In una certa misura c’è anche questo nel processo di incoraggiamento del bambino nel suo processo di crescita: è importante incentivare, valorizzare, rafforzare anche attraverso piccoli premi o elogi quello che è un comportamento adeguato. Ricordiamoci, tuttavia, che questo tipo di metodologia viene usata prevalentemente con gli animali. Gli uomini sono più complessi, non si fermano al comportamento ma hanno un mondo interiore molto più articolato e ricco.

 

RVS: il dubbio è: questo scambio, alla base di tante situazioni, alla fine che risultati dà?

 

GT: è come entrare in una relazione con uno scambio economico-commerciale, perciò siamo nel pieno dei valori o non valori di questa società in cui tutto è mercificato. Ciò non favorisce la comprensione maggiore di quello che stiamo immettendo nella relazione, come ad esempio una regola. La comprensione di questo valore, di questa regola viene meno perché quello che attira è ottenere un beneficio economico dall’ubbidienza e non comprenderla e capirla fino in fondo. Quindi ciò dà risultati a breve termine ma a lungo termine da effetti di straniamento relazionale, mettendo barriere tra genitori e figli.

 

RVS: che avrebbe dovuto fare questa madre?

 

GT: sicuramente avrebbe dovuto riflettere sul perché, costantemente, c’è questa ribellione ed aprire spazi di dialogo: cosa molto più complessa.

 

RVS: la mamma si rende conto che botte e castighi non sono sufficienti ma non è facile, soprattutto con dei bambini, aprire un dialogo.

 

GT: non è facile neanche trovare  i momenti adatti, anche per la vita frenetica che facciamo, tuttavia dobbiamo sfruttare quelli che abbiamo perché ai bambini basta percepire che c’è un’intenzionalità a superare, a riflettere, a narrare certe vicende: ricordiamoci che per il bambino il mondo è abitato nella misura in cui noi narriamo le nostre storie, noi ci riveliamo a loro attraverso il nostro racconto, attraverso l’aprirsi e l’inserirsi nei momenti in cui sono più recettivi. Certo non possiamo entrare nel loro mondo quando sono presi da un gioco o sono con gli amici. Per il genitore è importante curare questa sensibilità per prendere quella occasione dove poterci rivelare.

 

RVS: un bambino ribelle lo è per una serie di motivi oppure ci sono dei bambini caratterialmente difficili?

 

GT: ci sono temperamenti particolarmente insofferenti all’autorità, alle regole e che hanno una sorta di energia che li mette in una condizione di conflitto. La chiave per migliorare queste situazioni dobbiamo trovarla nell’impegno, come guide, nell’individuare gli aspetti di relazione che ci mettono in comunicazione con nostro figlio e rimanere in contatto con quelle caratteristiche. Io dico sempre che nostro figlio un estraneo: è uno straniero che arriva da chissà dove e con cui dobbiamo fare i conti perché ha comunque una particolarità, una specificità che spesso non è molto in sintonia con il nostro temperamento.

 

RVS: abbiamo detto che bisogna fare attenzione all’uso delle punizioni e dei premi perché c’è il rischio di una mercificazione dei nostri valori, tuttavia a volte non c’è niente di male ad adottare questi strumenti?

 

GT: assolutamente, importante è non renderlo un metodo assoluto educativo: non far sì che quello diventi l’unico aspetto della relazione, laddove ci sono delle disubbidienza. Occorre avere anche la possibilità di guardare in faccia nostro figlio, di fermarsi, di farli sapere che quando trasgredisce, trasgredisce un valore importante per noi: questo lo deve sentire. Se non lo facciamo con uno scatto rabbioso questo non è affatto un ricatto affettivo.