LA TESTIMONIANZA DI UN GENITORE TRATTA DAL LIBRO " INCONTRARE MAMMA E PAPPA" DI BERTOSCALARI
Un giorno, seguendo il mio istinto di padre, vado nel prato vicino casa per controllare i compagni con i quali mio figlio gioca a calcio. Così mi accorgo che in porta con lui gioca un ragazzino che vorrei mio figlio non frequentasse: sono irripetibili le parole con le quali incoraggia i compagni e denigra gli avversari; chiamo in disparte Francesco e gli dico, arrabbiato, che non voglio che giochi con quel ragazzino che bestemmia e dice parolacce perché, a lungo andare, anche lui potrebbe imitarlo. Mio figlio mi guarda e mi dice che sta con lui solo perché è bravo in porta e gli fa vincere le partite: il ragionamento non fa una piega ma io sento che la necessità di proteggerlo dal sudiciume esterno è più importante della vittoria in una partita e lo obbligo a lasciarla per tornare a casa.
Tratto da: “Incontrare mamma e papà” di Berto e Scalari
Discussione:
RVS (conduttore Radio Voce Speranza): il razionale ragionamento del figlio circa la necessità di avere un portiere competente, al di là del suo linguaggio, non piace del tutto al padre; chi ha ragione?
GT (dott. Giuseppe Tomai): un genitore ha anche l’obbligo morale di “sorvegliare” chi è frequentato dal figlio, si tratta di come si approccia a questo tipo di problematiche. Credo che sia giusto che il padre abbia comunicato il suo disagio al figlio circa le sue frequentazioni ma trovo più rigido il fatto di averlo portato via dalla partita: l’idea che sta sotto questo comportamento di molti genitori è che loro sappiano perfettamente quale sia il “terreno puro senza inquinanti” dove poter far crescere il figlio ma è una percezione illusoria.
RVS: al di là della reazione eccessiva del padre, immaginiamo sia stato umiliante per il bambino lasciare la partita, non c’è un problema di fondo perché i genitori sono, spesso giustamente, preoccupati per le amicizie dei figli? Cosa fare con queste situazioni?
GT: sono giustamente preoccupati ma c’è da dire che questa preoccupazione, molto spesso, verte su un’azione che può limitare o vietare certe frequentazioni del figlio; lo sforzo del genitore sta nel capire quando il livello di guardia è molto alto e solo allora intervenire con proibizioni.
RVS: spesso un’obiezione dei figli è quella che i genitori dovrebbero avere fiducia nei valori insegnatogli, per i quali essi dovrebbero essere in grado di discernere le influenze negative. Forse la fiducia non c’è?
GT: la fiducia non c’è, diciamo che è anche legittimo non aderire completamente a questo tipo di visione ma possiamo percepire che, in qualche modo, sarà difficile per nostro figlio scivolare totalmente se ci sono questi valori e per questo ha la possibilità di potersi tutelare. Proprio mia figlia, oggi ventitreenne, mi ricordo che aveva la tendenza a frequentare ragazzi problematici e abbiamo passato lunghe sere a parlare di essi: ho scoperto molto spesso di avere pregiudizi, la sensibilità di mia figlia andava al di là di certi stereotipi perché i ragazzi conoscono bene queste persone e hanno la possibilità di vederle non solo tramite un comportamento esteriore negativo ma anche un po’ più dentro l’anima.
RVS: intanto tu avevi un dialogo positivo con tua figlia.
GT: certo, credo che non si debba mai rompere la comunicazione, certamente anche il nostro modo di porsi influisce sull’apertura dell’altro. Con l’ascolto dell’altro possiamo essere sanamente contagiati vicendevolmente, l’influenza positiva di un dialogo a cuore aperto si manifesta e verrà comunque raccolta dalla sensibilità del ragazzo.
RVS: forse bisogna dare una parola di fiducia, gli sbagli si fanno ma ciò è inevitabile.
GT: dovremmo considerare normali gli sbagli, la cosa che preoccupa è come si affrontano gli errori ma questi in sé sono da considerare quotidiani: sbagliamo in continuazione perché le relazioni sono talmente complesse, forti che è inevitabile.