FAVOLE PER GENITORI – ESTRAPOLATE DAI LIBRI DI ALBA MARCOLI ADATTATE DALLA DR.SSA MARIAELENA CICALI (COUNSELOR FAMIGLIARE )
Nel bosco delle sette querce i capretti selvatici si arrampicavano sulla montagna, verso le cime più alte. Ogni tanto, da lontano, si sentiva il rumore dei loro salti e delle loro voci. Un giorno, insieme al solito eco, se ne udì uno strano, come un belato anomalo. Più i giorni passavano, più la voce sembrava diventare diversa dalle altre, fino a che il vecchio orso, che viveva nel solito bosco, decise di arrampicarsi dove vivevano i capretti per controllare cosa fosse successo. Arrivato lassù si rese conto che nel gruppo dei capretti ce n’era uno che stava un po’ in disparte e che non giocava con tutti gli altri, l’orso si accorse che era proprio lui quello che belava in un modo diverso ma sembrava farlo contro la sua volontà. Fu così che l’orso si mise su un albero per osservare la grotta dove viveva la famiglia del piccolo capretto balbuziente. Ad un certo punto sentì un gran fracasso uscire dalla grotta, era come se ci fossero due animali che litigavano, all’improvviso vide il papà che usciva arrabbiato dalla tana, dando cornate a tutto quello che incontrava. Dopo poco uscì anche la madre con un’aria tutta arrabbiata. Il caprettino invece era lì, faceva finta di niente, sembrava fosse indifferente a quello che succedeva e quando si avvicinò all’albero dove si nascondeva l’orso il suo cuore batteva tanto forte che si udiva fino al ramo più alto. Il giorno dopo l’orso provò a ritornare sulla stessa pianta ed ecco che la scena si ripeté tale e quale: ora sapeva una cosa, al caprettino batteva il cuore all’impazzata ogni volta che si emozionava o si spaventava, come dopo le liti tra papà e mamma. Il vecchio orso sapeva che tutte le volte che i genitori continuavano a litigare, c’era una paura più grossa delle altre che entrava nella testa dei cuccioli ed era quella di essere abbandonati: questa paura era così grande che bisognava fare lo sforzo di nasconderla. L’orso decise di andare a parlare con il suo amico sapiens ed insieme decisero di parlare a papà e mamma, per vedere se potevano collaborare. Arrivati alla roccia dei capretti andarono a parlare con il padre che, uscito di casa, era furioso come al solito; iniziarono a discutere e il papà gli ascoltò con molta attenzione. Alla fine egli disse di essersi accorto che il suo caprettino balbettava da un po’ di tempo ma pensava che ci fosse qualcosa di malato nella sua lingua, così cominciò a tirare fuori tutte le preoccupazioni che aveva in quel periodo. Dopo ciò sapiens disse al papà capretto che i suoi familiari si spaventano molto di più se lui non comunicava le sue paure, le sue preoccupazioni e, anche se lo fa per proteggerli, essi penseranno che è loro la responsabilità dato che lui è sempre arrabbiato. Fu così che quella sera, quando il papà tornò a casa, cominciò a parlare con mamma e alla fine si accorse che era da tempo che non si parlavano davvero: cioè ascoltando ognuno quello che l’altro diceva, senza sapere di saperlo già in partenza. Dopo un po’ di giorni papà e mamma decisero di andare a discutere con civetta centenaria, una loro vecchia amica, e lei gli disse che se avessero continuato a litigare i loro cuccioli ne avrebbero sofferto molto, fino a sembrare malati di qualche cosa e fino ad ammalarsi veramente. L’unica cura è smettere di litigare o cercare due grotte diverse in cui vivere, come molti fanno oramai. La civetta dissi che il problema non era darsi le colpe, ognuno fa quel che può e a volte anche di più, ma capire cosa succede e cosa si può fare. Fu così che papà e mamma decisero di fare un esperimento e di vivere per un po’ in due grotte diverse fermo restando che i cuccioli erano liberi di stare con tutti e due. All’inizio sembrò un gran disastro, il caprettino diventò ancora più balbuziente poi però i capretti si resero conto che papà veniva a trovarli tutti i giorni e che questa volta non litigava con mamma, anzi, era gentile come mai prima. Poco tempo dopo il vecchio orso, in una serata di tarda estate, sentì arrivare il belato dei capretti ed ascoltando attentamente si accorse che il loro belato era tornato normale, come prima che il cucciolo diventasse balbuziente.
Tratto da: “Il bambino arrabbiato” di A. Marcoli, Ed. Mondadori 1996, riadattato da Maria Elena Cicali
RVS (conduttore Radio Voce Speranza): in questa fiaba il tema fondamentale è quello della separazione dei genitori; gli insegnanti spesso si sono resi conto delle difficoltà che, all’improvviso, un bambino ha nel caso viva questa situazione. Necessariamente è così o ci sono delle soluzioni?
GT (dott. Giuseppe Tomai): la separazione dei genitori è sempre una scossa tellurica ma ci sono vari gradi e dipende dalla gestione della cosa. In ogni caso si tratta di un piccolo terremoto emozionale, il bambino è spaventato rispetto alla divisione dell’unità familiare.
RVS: vale sia per i bambini piccoli che per quelli più grandi?
GT: certamente, quelli più grandi lo affrontano in maniera diversa perché hanno più risorse, hanno già una storia alle spalle ma è un terremoto un po’ per tutti.
RVS: mi sembra di capire, anche da questa fiaba, che uno dei momenti più difficile sia quello dei litigi.
MEC (counselor Maria Elena Cicali): sicuramente, la fiaba ci fa vedere come il cucciolo sia uno spettatore che però è coinvolto nella faccenda. Le crisi e le controversie quotidiane sono veramente dolorose per i bambini, scuotono la loro sicurezza e, nel caso della fiaba, ciò crea il sintomo delle balbuzie. La situazione va per fortuna migliorando proprio perché il bambino ha visto che è meno doloroso assistere alla separazione dei genitori che non ai litigi continui. Come dice la civetta della favola, il problema non è darsi le colpe, il problema è capire cosa succede e cosa si può fare per porre fine ad una situazione traumatica.
RVS: possiamo notare, sempre nella fiaba, che il padre casca dalle nuvole perché non si rendeva conto del danno che faceva la sua rabbia e i litigi che ne derivavano. È frequente che i genitori non si rendano conto di ciò?
GT: sì, capita spesso che c’è una loro parte interna che dice che il figlio non c’entra e che gli si vorrà sempre ma l’espressione che ne segue è di rottura, è emozionale; il bambino non sa tradurre quale può essere il limite di tale espressione, non sa dove porterà la litigata, non ha una percezione del limite: questo lo pietrifica e lo mette in una situazione di terrore interiore che può sfociare in vari sintomi.
RVS: quindi una cosa importante per i genitori è gestire le loro difficoltà tenendo però conto dei figli. Sembra una banalità ma non lo è assolutamente.
RVS: purtroppo assistiamo a casi in cui i genitori continuano a litigare anche dopo la separazione, al contrario di quello che succede nella fiaba.
GT: nella fiaba la paura sparisce grazie all’esperienza, vede che fa visita quotidianamente sia alla madre che al padre, essi si parlano ed il bambino può, da un punto di vista esperienziale, accorgersi che la situazione è migliorata rispetto a prima. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, la coppia separata fa fatica, rimane forte attrito fra gli ex coniugi. Ci sono casi di storie laceranti, guerre civili nel quotidiano. Tali situazioni arrivano ad impedire al bambino di vivere la sua infanzia perché i genitori perdono la capacità di fare gli adulti e fanno i bambini: combattono fra loro per il potere, per avere ragione, per ottenere quello che chiedono in tribunale. Il bambino viene schiacciato da tutto ciò, mi è anche capitato di vedere figli che diventano adulti in maniera troppo precoce.
RVS: ormai si parla di una coppia su due che si separa, stiamo parlando di situazioni diffusissime. In che cosa potrebbero essere utili i servizi pubblici?
GT: per ora hanno un ruolo molto marginale e concentrato sul controllo, sulla perizia, cioè nella fase finale ma rimane molto limitato nella prevenzione o come luogo di mediazione e accompagnamento alla separazione. Su Firenze esiste solo un servizio ed è sovraccarico.
RVS: quale sarà il futuro delle nuove generazioni viste le problematiche che emergono dalle ferite della loro infanzia? C’è un problema, come paese, circa quello che stiamo costruendo per il nostro futuro?
GT: assolutamente, questo ce lo dicono anche le cifre in termini di depressione, iperattività e tutti quei sintomi che si manifestano negli adolescenti prima e negli adulti poi perché queste sono ferite che ci portiamo dietro.
RVS: non c’è anche una certa sottovalutazione di questa situazione?
GT: secondo me sì, viene percepita come un momento doloroso ma che l’età adulta, in qualche modo, riuscirà a far voltare pagina. In realtà quello che siamo da adulti passa per quello che siamo stati nell’infanzia.
RVS: che consiglio potreste dare, in rapporto ai figli, ai genitori coinvolti in un caso di separazione?
MEC: innanzitutto occorrerebbe capire che se non c’è più accordo nella coppia, la separazione può andar bene perché risolve il problema dei continui litigi però deve essere mantenuta la genitorialità: ci si separa come coppia ma si è genitori tutta la vita. Questo è il punto di partenza per costruire la seconda fase che può, come già detto, essere positiva.
GT: riuscire a farlo non è semplice ma bisogna cercare di tenere i figli il più possibile lontano dal conflitto: i genitori devono trovare degli spazi propri per elaborarlo.
RVS: spesso dei litigi scoppiano incontrollati, si può controllare la rabbia?
GT: è un lavoro da fare ma appena ci accorgiamo che questa non è più controllabile significa che c’è qualcosa che ce la scatena quindi c’è bisogno di trovare spazi per capire meglio: se questo impulso mi arriva costantemente, anche in presenza dei miei figli, significa che qualcosa non funziona con un partner e si ha il dovere di trovare momenti separati in cui si ritrovano solo gli adulti per fare i conti con la propria relazione. Essere aiutati può essere fondamentale in questa situazione, quando si è coinvolti nel conflitto è difficile per tutti ed occorre un mediatore, un professionista terzo.