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Il coniglietto che aveva sempre paura

Categoria: In Radio
Tematiche: Gestalt
Il coniglietto che aveva sempre paura

FAVOLE PER GENITORI – ESTRAPOLATE DAI LIBRI DI ALBA MARCOLI ADATTATE DALLA DR.SSA MARIAELENA CICALI (COUNSELOR FAMIGLIARE )

In un giorno d’autunno, nel bosco, si era scatenato un violento temporale. Il cielo era nero e una famiglia di coniglietti dovette rientrare nella tana, i cuccioli erano molto spaventati; in particolare Undi, il più piccolo, era letteralmente terrorizzato, la paura del temporale si era aggiunta a tutte le altre che aveva già dentro: il coniglietto se ne stava in un angolo della tana e tremava ogni volta che sentiva un nuovo tuono. Alla fine si addormentò e cominciò a sognare: gli sembrò di andare lungo un canale che non finiva mai e che correva in una campagna solitaria, popolata da esseri mai visti. Undi, ad un tratto, si fermò e chiese chi fosse a uno di questi esseri: questi rispose che era la paura del buio mentre un altro disse di essere la paura del temporale. Il coniglietto scoprì che tutti quelli esseri erano le paure che i cuccioli incontrano sul loro cammino, quelle che ci aiutano a crescere e che vivono tutte in questo canale che scorre sempre, come la vita. Undi chiese se ci fosse una paura più grande delle altre e questi gli risposero che c’era: era la paura della paura. Il coniglietto parlò ancora alle paure e gli disse che erano cattive, perché facevano soffrire tutti. Tuttavia all’improvviso una voce si levò dal canale: “è qui che ti sbagli Undi, noi siamo necessarie per poter crescere, se non vuoi cadere nella trappola di un cacciatore del bosco è meglio che impari a conoscerla e ad averne paura, sarà questa che ci aiuterà a evitare la trappola quando la incontrai; anche noi paure serviamo ad uno scopo, come tutto che avviene nel bosco. Noi serviamo a fare esperienza e, dunque, a vivere; ognuna di noi ha un suo significato e se si impara a conoscerlo, si impara anche a vivere” allora Undi chiese quale fosse il loro significato ma la voce rispose: “e no, caro coniglietto, sei tu che devi scoprirlo mentre cammini lungo il canale; però posso aiutarti, puoi interrogare tre paure per sapere parte del loro significato”. Così Undi pensò alle sue paure e chiese, a quella del buio, a che cosa servisse e questa rispose che era necessaria per liberarlo dalle paure che aveva dentro di sé: crescendo avrebbe imparato a vedere con gli occhi della mente che fanno luce anche nel buio più profondo; fu così che la paura del buio scomparve lungo il canale. Undi interrogò poi la paura di essere abbandonato e questa rispose che un cucciolo, se si porta con sé nel cuore il proprio padre e la propria madre, si sentirà sicuro anche se dovrà lasciarli per un po’ di tempo; fu così che anche la paura di essere abbandonato guizzò via, lungo il canale. Come ultima possibilità di interrogare le paure, il coniglietto chiese quali fossero le altre che non aveva ancora incontrato: dal canale si levarono mille voci nel vento di altrettanti timori comuni fra la gente. Undi si sentì un po’ sollevato, aveva scoperto che esistevano anche paure che non conosceva e continuò a camminare lungo il canale finché non gli sembrò di inciampare su una grossa pietra, svegliandosi. Il coniglietto uscì dalla tana e si accorse che il temporale era passato, qualche paura era rimasta nel sogno e, ormai, non la sentiva più pur sapendo che, probabilmente, avrebbe potuto incontrarne altre nel cammino della vita. Soprattutto si rese conto di una cosa: le paure non gli facevano più la stessa paura di prima, evidentemente, nel suo cammino, aveva superato la paura della paura.

 

Tratto da: “Il bambino nascosto” di A. Marcoli

 

Discussione:

 

RVS (conduttore Radio Voce Speranza): qual è l’età che, grosso modo, abbiamo in mente quando parliamo di paure? Quali i momenti più delicati?

 

MEC (Counselor Maria Elena Cicali): premesso che la paura pervade tutti, bambini e adulti, e non possiamo farne a meno; intorno ai due anni si comincia a percepire il proprio corpo, a usare il linguaggio, ad esplorare il mondo circostante e quindi, naturalmente, cominciamo ad avere paura di qualcosa.

 

GT (dott. Giuseppe Tomai): infatti a quell’età sono noti gli incubi notturni: il bambino che si sveglia impaurito e tremante, proprio perché in quel periodo c’è un primo inizio di grande esplosione interna energetica e nello stesso tempo c’è un primo contatto cosciente con il mondo esterno; questo contrasto di energia forte che nasce da dentro e l’inizio dell’esplorazione del mondo esterno immette una serie di paure e ansie.

 

RVS: quali sono le paure più comuni nei bambini, per esempio quella del buio?

 

GT: statisticamente ci sono paure vecchie, ormai scomparse, ma quella del buio rimane insieme ad altre che si sono aggiunte, nuove. D’altronde la paura permette la sopravvivenza.

 

MEC: il problema sorge quando le paure permangono, quando un bambino di dieci o undici anni continua ad essere spaventato in modo smisurato di certe cose e ciò interferisce con la sua attività, questo rappresenta un campanello d’allarme.

 

RVS: come dovrebbero reagire i genitori?

 

GT: la patologia nasce dalla persistenza, dall’incapacità di gestire le paure: questo accade se esse sono state negate o sdrammatizzate in maniera eccessiva, sminuendo la valenza emotiva del bambino.

 

RVS: cosa devono fare le mamme?

 

MEC: qualunque sia il tipo di paura, cercare di essere comprensivi e rassicuranti; cercare di portar fuori questa paura, non nel senso di ridicolizzarla o sdrammatizzarla, ma parlarne ed esorcizzarla, magari con un disegno o qualcosa di creativo: il bambino si potrà rendere conto che, oggettivamente, la paura è una cosa diversa da quello che aveva sentito.

 

RVS: forse i genitori si chiedono da dove arrivi la paura del proprio figlio.

 

GT: la paura è un processo interno, è naturale che ci sia in tutte le fasi della nostra crescita e della vita. Il problema è come gestirla: qui tutto il processo di rassicurazione e la ricerca di strumenti espressivi per tirar fuori le paure. Nel caso di un bambino molto piccolo, fino ai quattro anni, si può agire con qualcosa di simbolico, trovare uno strumento, un giocattolo con un “potere magico” che possa esorcizzare il “mostro” protagonista della paura.

 

RVS: non ci sono stati, ieri come oggi, sbagli in rapporto alla paura e legati alla religione: per esempio il diavolo, introdotto come elemento supplementare e prematuro nella vita del bambino.

 

GT: i bambini non sono in grado di discernere il sottile margine di confine fra fantasia e realtà, fra un tipo di affermazione e un altro. Essi entrano in un mondo fantastico o reale in cui le figure evocate, in genere cattive e punitive, sono  immesse, con il loro io fragile, in una situazione sbilanciata sul piano del confronto.

 

RVS: l’umanità non ha un io fragile di per sé, che può essere sfruttato?

 

GT: infatti tutti i regimi sono legati alla paura così come le varie istanze su, per esempio, la politica della sicurezza.