Un viaggio attraverso sistemi di credenze, ingiunzioni e interpretazioni della realtà
Fin dalla propria nascita (e anche prima ) i nostri genitori e gli adulti intorno a noi ci inviano una quantità di messaggi che vanno a determinare la forma e quella articolazione complessa che riguarda il modo in cui traiamo conclusioni su noi stessi, sugli altri e sul mondo.
I nostri educatori costituiscono il modello a cui attingiamo per la gestione di sentimenti, emozioni e pensieri. I messaggi che ci inviano, verbali e non verbali, formano la base in risposta alla quale si prendono le principali decisioni della vita. Un sistema culturale che assorbiamo e di cui, per la maggior parte, dimentichiamo, rimaniamo inconsapevoli delle prime decisioni che abbiamo preso anche se le abbiamo osservate e vissute attraverso il nostro comportamento.
La socializzazione è la nostra vita, il problema diventa ciò in cui ci socializziamo. Alcuni aspetti sono universali e costanti in tutte le società altri sono specifici e diversificati da situazione a situazione. Inoltre, non siamo del tutto passivi nel processo di socializzazione, selezioniamo ciò che ci piace e non ci piace. Ma questa libertà appare abbastanza limitata fino a che le convinzioni assorbite rimangono inconscie.
La socializzazione come l’ha definita E. Fromm è quel processo ce ci porta ad “imparare a farci piacere ciò che dobbiamo fare”.
“Come è possibile perdere il sè? La trappola sconosciuta e impensabile, comincia con la nostra segreta morte psichica durante l’infanzia: se e quando non siamo amati e veniamo tagliati fuori dai nostri desideri spontanei (Pensate:che cosa ci resta?) E’ vero: la vittima potrebbe anche “crescere ugualmente” : ma si tratta di un perfetto doppio delitto, nel quale lui-esso non è il semplice assassino di una psiche. Anche eliminando questo, il piccolo sè vi prende parte anch’egli, gradualmente e involontariamente. Non è stato accettato di per se stesso, quale è. “Oh, essi lo amano”, ma desiderano che sia diverso, o ve lo costringono, o si attendono questo da lui! Perciò, egli deve essere inaccettabile. Impara egli stesso a crederlo, e infine lo dà addirittura per scontato. In realtà ha rinunciato a se stesso. Non importa ora se obbedisce loro,se si attacca a loro, se si ribella o se rifiuta: il suo comportamento , quello che fa, è tutto ciò che conta. Il suo centro di gravità è “in loro”, non in lui, eppure se riuscisse a rendersene conto, lo troverebbe del tutto naturale. E tutta la faccenda è del tutto plausibile : tutta invisibile, automatica, ed anonima!
E’ questo il paradosso perfetto. Tutto sembra normale, non si intendeva compiere alcun delitto, non vi è cadavere, non vi è colpa. Tutto ciò che vediamo è il sole che sorge e tramonta come al solito. Ma cosa è successo? Il bambino è stato respinto, non soltanto da loro, ma da se stesso. (Si trova in realtà privo di sé). Che cosa ha perduto? semplicemente l’unica parte vera e vitale di se stesso : i suoi sentimenti attivi, cioè la sua stessa capacità di crescere, il suo sistema di radici. Ma, purtroppo, non è morto. La “vita” continua, e così deve continuare anche lui. Dal momento in cui ha rinunciato a se stesso, nella misura in cui lo fa, senza assolutamente saperlo comincia ma creare e a preservare uno pseudo-sé. Ma si tratta di un’ espediente: è un sé senza desideri. E questo sé se sarà amato( o temuto) mentre egli sarà disprezzato, sarà forte mentre lui è debole, continuerà a muoversi (ma si tratta di moti puramente caricaturali) non per godere o gioire, ma per sopravvivere, non semplicemente perchè desidera muoversi, ma perchè deve obbedire. Questa necessità non è la vita – non è la sua vita – è un meccanismo di difesa contro la morte. Ed è pure la macchina della morte. Da ora in poi egli sarà fatto a pezzi dai bisogni coatti (inconsci) e frantumato da conflitti (inconsci) fino alla paralisi; ogni movimento ed ogni istante cancellerà il suo essere, la sua integrità; e, nel frattempo, è mascherato da persona normale e ci si attende che si comporti come tale!
In una parola ho visto che diventiamo nevrotici quando perseguiamo o difendiamo uno pseudo-sé, un sistema del Sé,e siamo nevrotici nella misura in cui siamo privi di sé. ” (Anonimo)
Maslow “Verso una psicologia dell’essere”
Sabato 19 – Domenica 20 Settembre 2015
9.30-13 / 14 – 17.30
Himalayan Yoga Institute
Viale dei Milla 90 interno (I piano)
per chi viene dalla stazione prendere autobus numero 17 e scendere alla fermata di via Antonio Pacinotti.
Conduttore : Giuseppe Tomai – Formatore Aico
Il seminario rientra nel percorso della Scuola di Counselling Integrato ed è aperto a chi fosse interessato alla crescita personale e/o professionale e non vincola ad effettuare il percorso triennale della Scuola.
Considerato il numero limitato di partecipanti si consiglia, se il seminario interessa, di iscriversi il prima possibile.
Libro obbligatorio per chi è allievo della Scuola di Counselling :
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Winnicott D., �Sviluppo affettivo e ambiente � Armando Editore
Per informazioni e iscrizioni Segreteria – Katia : mobile 3384238091
email infoaletheia@gmail.com