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Il vaso spezzato

Categoria: In Radio
Tematiche: Genitori
Il vaso spezzato

LA SEPARAZIONE DEI GENITRI – INTERVIENE LA DR.SSA GRAZIA MOLESTI CHE HA ADATTATO UNA FAVOLA TRATTA DAL LIBRO "IL VASO SPEZZATO " DI B, SPANGENBERG

C’era una volta, tanto tempo fa, in oriente, il principe Mehmet e la principessa Leila. Il giorno delle loro nozze il più bel regalo che ricevono è un vaso con splendidi con splendidi ricami in oro, dai colori azzurro e rosso purpureo. Chi possiede il vaso è tenuto ad un impegno: ogni mattina, al sorgere del sole, deve portarlo su una rupe, dall’altra parte del fiume, di modo che durante il giorno egli si impregni di luce e di calore e di notte possa allietare la giovane coppia con lo splendore di cui è ripieno.

Per alcuni anni i due principi vivono una vita felice, fatta di tenerezza e rallegrata dalla nascita della piccola Lucia.

Una sera, tra Mehmet e Leila, scoppia una lite su chi avrebbe dovuto andare a riprendere il vaso sulla rupe, i due si addormentano infuriati. In piena notte sono svegliati da un tuono, corrono fuori nel buio e quando arrivano alla rupe si accorgono che il fulmine ha spaccato il prezioso recipiente: una metà è caduta nel fiume. I due riprendono a discutere su cosa fare della metà rimasta: Mehmet dice che è inutile e vorrebbe disfarsene mentre Leila la riporrà in una cassapanca.

Per molto tempo i due non parleranno più del vaso, il principe inizia una nuova vita mentre la principessa è spesso triste e silenziosa. Il giorno del suo settimo compleanno, Lucia, rovistando nella vecchia cassapanca, trova la metà del vaso e la mostra alla madre che gli racconterà la storia della metà perduta nel fiume. Lucia corre subito sulle rive di quest’ultimo, entra nell’acqua fino a trovare il coccio del vaso perduto. Tutta contenta ritorna al palazzo e mostra la metà ritrovata a Leila che si sente percorsa da un brivido di emozione: ha di nuovo il vaso intero. La gioia svanirà presto, la metà ritrovata nel fiume ha i margini levigati, i colori sbiaditi e segni di sabbia sono visibili. I due pezzi non si adattano più l’un l’altro; Lucia, vedendo la tristezza della madre, decide di riparare lei il vaso: gli dedicherà tutto il suo tempo, dormirà poco e sperimenterà, di notte, vari miscugli di colle.

Un giorno, un suo amico, la sgrida perché non è più possibile giocare con lei, sempre presa dal vaso tutte le notti. L’amico le fa dono di noci e nocciole e gli racconta la storia di come le ha avute: Lucia si decide ad usare le due metà del vaso come contenitori per esse, volendo andare a raccoglierle con i suoi amici e ritrovare la propria infanzia spensierata, rinunciando all’idea di riparare il vaso.

 

Tratto da: “Il vaso spezzato. Un mondo di fiabe per figli di genitori separati” di Brigitte Spangerberg

 

Discussione:

 

RVS (conduttore Radio Voce Speranza): che cos’è il vaso spezzato, Dottoressa?

 

GM (dott.ssa Grazia Molesti): lo possiamo definire l’unione tra i genitori, qualcosa di essenziale per i bambini.

 

RVS: succede di frequente che i bambini attribuiscono a se stessi la responsabilità e quindi cercano di darsi da fare per mettere insieme le cose?

 

GT (dott. Giuseppe Tomai): il bambino ha un amore cieco verso chi gli dà la vita, ha un legame indissolubile di sopravvivenza, affetto, riconoscenza verso queste figure. In quel momento, rompendosi qualcosa, il bambino sente di dover compensare questa rottura facendosi carico lui. Sostenere la madre o sentirsi in colpa è uno dei tanti modi ma la caratteristica fondamentale è farsi carico di questa rottura come se dovesse compensare uno squilibrio che si crea.

 

RVS: quali sono le reazioni più frequenti che i bambini hanno?

 

GM: i bambini si avvicinano ai genitori e diventano, o lo vorrebbero diventare, il loro supporto proprio perché si accorgono che un genitore, quello che vedono più fragile, vive un momento particolare ed egli si sente in dovere di avvicinarvici. Tuttavia questo non è positivo per il bambino, egli non vive per la sua realtà infantile ma si sente sostitutivo di un adulto: questa è una posizione dannosa.

 

RVS: c’è il pericolo che uno dei coniugi, inconsciamente, attribuisca questa supplementare responsabilità al bambino?

 

GM: il coniuge che si sente supportato dal bambino si ritrova, in qualche modo, ad appoggiarcisi perché è fragile in quel momento: si crea questa strana realtà dove un adulto si fa aiutare dal bambino perché è debole.

 

GT: questo non è positivo: si ribaltano i ruoli, il genitore diventa un bambino bisognoso di sostegno e quindi abdica al suo ruolo di guida, di protezione, di tutela mentre il bambino si fa genitore.

 

RVS: ci sono casi di madri abbandonate che si ritrovano senza energia, prive della forza per essere guide e strumento di protezione per i figli. Come si fa in queste situazioni dove c’è un crollo psicologico?

 

GT: umanamente sono più che comprensibili, quello che dovremmo fare, come comunità e come società, è creare sostegno e supporto che possa permettere di sostenere il momento di crisi e faccia chiarezza sulla genitorialità che viene, in quel momento, a mancare: tutto ciò per non riversare questa pesante eredità sui figli.

 

GM: le separazioni e i divorzi stanno aumentando, occorre prendere provvedimenti sociali e attrezzarsi per approntare strumenti adeguati a queste situazioni, in Italia siamo molto indietro.

 

RVS: è possibile aiutare i bambini?

 

GT: non sempre avviene quella presa di coscienza che c’è nella testimonianza, ricordiamoci che molto dipende anche dall’età, più i bambini sono piccoli, più sono disarmati di fronte ad un evento così drammatico. Questo momento va accompagnato: ecco l’importanza di creare un gruppo di bambini che vivono quell’esperienza e hanno la possibilità di tirar fuori le proprie emozioni, un po’ come quando accade un incidente, la prima cosa necessaria è esprimere la rabbia, il dolore, la tristezza, altrimenti avviene il processo di rimozione; tutto va al livello inconscio, c’è una sorta di negazione dell’accaduto e questa diventa un’eredità pesante anche per l’età adulta.

 

RVS: ci sono statistiche che dicono che i figli di coppie separate hanno più possibilità di separarsi a loro volta.

 

GT: se non si è elaborato a sufficienza l’accaduto, c’è una regolarità matematica nel ripetersi della separazione. Non è un destino ineluttabile ma bisogna lavorarci sopra.

 

RVS: questo significa che voi consigliate, ai genitori che stanno per separarsi, di avere degli incontri con professionisti o partecipare a gruppi di auto aiuto?

 

GM: io sono un mediatore familiare e la mediazione è un modo per trovare degli accordi per la separazione che siano dettati dal dialogo e dalla riflessione. Quando si vive un momento traumatico è necessario fermarsi e riflettere su ciò che stiamo attraversando; la separazione nella società, al momento, è gestita solo in maniera legale ma credo che prima sia necessario fermarsi, mettersi a un tavolino e parlare: questa è la mediazione familiare, uno strumento in rapida crescita per aiutare le coppie in separazione ad attenuare il conflitto, capire cosa è meglio per i figli, accordarsi per poi andare dall’avvocato.

 

RVS: dunque lei non ha il compito di riappacificare le coppie?

 

GM: faccio anche consulenza a coppie in crisi che vogliono riappacificarsi ma, tecnicamente, il mediatore familiare è la persona che aiuta separarsi in maniera civile, serena, in modo da non danneggiare né se stessi, né i figli.

 

RVS: noi abbiamo sempre in mente, pensando alla separazione, una “guerra aperta” fra i coniugi. A volte non è così ma si rischia di fare danni lo stesso?

 

GT: ci può essere una violenza sottile: la squalifica di un coniuge da parte dell’altro o alleanze sottili con il figlio. La mediazione familiare è consigliata, non solamente per andare a sciogliere pesanti conflittualità, ma anche per prevenzione, per avere uno sguardo da fuori.

 

RVS: come si fa a trovare dei mediatori familiari?

 

GM: ci sono gli albi in tribunale ma è anche possibile cercare su Internet o rivolgersi all’avvocato che sa, oggigiorno, come contattare la figura del mediatore familiare, ormai presente su larga scala.