LA TESTIMONIANZA DI UN GENITORE TRATTA DAL LIBRO " INCONTRARE MAMMA E PAPPA" DI BERTOSCALARI
Mia figlia ha 10 anni compiuti e frequenta la quinta elementare. In classe ha un’amica che, come lei, sembra già una signorina; le due ragazze sono orgogliose di questa loro maturazione anticipata rispetto alle compagne e cercano di renderla ancora più evidente nascondendo sotto al grembiule, o alla maglietta, mele e arance oppure carta appallottolata in modo da aumentare la dimensione e la visibilità del seno. Le insegnanti riescono a fermare, con rimproveri, note e castighi questo gioco, definito pubblicamente vergognoso, oltraggioso, insolente per le altre bambine nonché aggressivo, violento e osceno nei confronti dei maschietti. Non è però che la realtà cambi molto: adesso, lo stesso gioco, continua ad essere praticato nei gabinetti e nei luoghi dove non c’è la presenza della maestra. Infatti avviene la tragedia, sono invitata urgentemente a colloquio dalle insegnanti che mi mettono davanti al fatto compiuto da Viola. Nello spogliatoio della palestra, mentre le bambine si cambiano per la ginnastica, mia figlia approfitta della situazione e mostra alla sua amica i primi peletti che le stanno spuntando sotto le ascelle e sul pube. Tutto sarebbe finito lì se le escluse da questo gioco non avessero riportato alle insegnanti l’accaduto, ingigantendo il fatto con dettagli fantasiosi e non corrispondenti al vero. Intanto i maschietti, anche loro esclusi da questi accadimenti, cominciano ad importunare le bambine e, forse suggestionati dal clima in classe, le seguono nei gabinetti e negli spogliatoi, fanno disegni sconci e scrivono bigliettini con chiare allusioni sessuali. La situazione diventa insopportabile, le maestre minacciano di sospendere Viola da scuola se continua con questi suoi atteggiamenti e mi consigliano, in maniera riservata e confidenziale, non solo di portarla da una psicologa che la curi e la guarisca da queste sue anomalie ma anche di allontanarla drasticamente dalla compagna che, provenendo da un ambiente socio-culturale più basso e limitato del mio, influenza negativamente il comportamento di mia figlia. Concludono affermando “il nostro lo abbiamo già fatto, abbiamo comunicato l’accaduto alla direttrice e all’assistente psicopedagogica, infatti le due bambine sono già state distanziate all’interno della classe e costantemente controllate; ora tocca alla famiglia prendersi le sue responsabilità”. Dovrei essere distrutta ed invece sono tranquillamente preoccupata, sento che la situazione non è così tragica e mi trovo a fare una lezione di educazione sessuale, non a mia figlia, ma alle sue insegnanti: ne avevano proprio bisogno.
Tratto da: “Incontrare mamma e papà” di Berto e Scalari
Discussione:
RVS (conduttore Radio Voce Speranza): come porsi di fronte a queste situazioni che, obiettivamente, spiazzano?
GT (dott. Giuseppe Tomai): nell’adolescenza c’è un’esplosione forte, si ha la scoperta del proprio corpo, ci sono cambiamenti in esso. Tutto ciò fa fatica ad esprimersi e a trovare delle forme esterne perciò, i ragazzi, iniziano a sperimentarsi a vari livelli.
RVS: qual è il limite che deve essere posto? Qui le insegnanti hanno detto alle due scolare che hanno un atteggiamento vergognoso, oltraggioso, impudico, insolente ed ancora: aggressivo, violento, osceno. Forse il linguaggio dovrebbe essere un po’ diverso?
GT: un linguaggio che dovrebbe essere molto moderato, siamo in presenza di accuse forti per bambine di 10 anni, al di là dell’opportunità o meno di svolgere, in quel contesto, determinate sperimentazioni. Credo che sia importante andare al di là, indagare il perché di questo, cosa è che le spinge a svolgere quel tipo di sperimentazioni.
RVS: le insegnanti accusano la compagna di cattiva influenza perché proveniente da un ambiente socio-culturale basso.
GT: i bambini si influenzano reciprocamente, sia per le loro caratteristiche, sia per l’ambiente socio-culturale da cui provengono, cioè come la famiglia di appartenenza regola questo tipo di scoperta e crescita. Questo è inevitabile ma l’invito a sottrarre la bambina dalla sua amica è separativo, non è legato alla comprensione né al far vedere, eventualmente, determinati eccessi presenti nella compagna: è un invito all’esclusione che non rispetta l’altra bambina. Dovrebbero cercare di far capire ad entrambe che, pur riconoscendo la spinta interessante perché è un modo di sperimentarsi in questo essere future donne, certi atteggiamenti, in certi contesti, è bene non metterli in atto.
RVS: ci sono delle situazioni in cui tu stesso consiglieresti l’esclusione?
GT: l’esclusione mai, l’attenzione al modello in cui un bambino può aderire certamente. Tutto ciò attraverso la parola, attraverso il capire cosa lo spinge ad essere attratto da quel modello e perciò, certamente, mettendolo in guardia.
RVS: parlando di di come le insegnanti considerino il loro lavoro compiuto, rivolgendosi alla direttrice e alla psicopedagogista, non c’è rischio di affrontare situazioni complesse in termini prettamente burocratici?
GT: burocratici, semplicistici e manichei. Qui il messaggio è molto pesante: c’è un buono e un cattivo, c’è una bambina pulita e una sporca, una per bene e una no.
RVS: le psicopedagogiste della scuola, quindi tuoi colleghi, sono all’altezza?
GT: là dove ci sono possono avere un ruolo di ascolto e mediazione piuttosto importante, senza polarizzarsi come in questo caso sulla denuncia e sull’accusa.
RVS: certo è che a questi insegnanti è sfuggita la situazione e quindi c’è, probabilmente, un senso di panico. Addirittura le altre bambine criticano le loro compagne e sono coinvolti anche i maschietti: è una situazione di sovra eccitazione dell’ambiente che porta ad una perdita di controllo dell’autorità. Che si fa in queste situazioni?
GT: certamente sono situazioni complesse e, in questo senso, tutta la mia comprensione per le insegnanti. Nella mia esperienza c’è stata la possibilità di discutere, all’interno della classe, di tematiche simili ma come discussione, mettendo il tema in questione al centro e parlandone: i bambini sono in grado di affrontarlo.
RVS: forse è proprio qui il problema, ci si pone di fronte a questi bambini in termini di punizione, di comando ma non di reale dialogo.
GT: esatto, il comando viene quando c’è una situazione di allarme, di pericolo ma in realtà queste situazioni, seppur difficili, sono occasioni perché i bambini stanno manifestando la vita, le emozioni che ci portiamo dietro, quindi è una possibile occasione per poterle sistematizzare, raccontare e parlare del rapporto uomo-donna. I bambini sono già esseri umani in grado di ragionare, parlare e ascoltare.
RVS: la madre dice che si è ritrovata a fare educazione sessuale alle insegnanti invece che alla figlia, c’è anche qui una contrapposizione un po’ troppo forte?
GT: le contrapposizioni ci sono e non è facile mantenere il proprio territorio, spesso le insegnanti si sentono invase nel loro territorio e viceversa. Il rapporto genitori-insegnanti è sempre difficile e non sempre si riesce a trovare forme di collaborazione efficace, ci vuole l’impegno e la massima comprensione reciproca. Oggi fare l’insegnante è difficile, non c’è più la disciplina autoritaria di un tempo e gli stimoli che i ragazzi ricevono sono moltiplicati, perciò la tenuta relazionale dell’insegnante è sempre più importante rispetto ai contenuti che immette sulle materie.
RVS: sono gli insegnanti e le scuole abbastanza attrezzati?
GT: io penso di no perché si pensa più ad un certo tipo di organizzazione, alle ore da fare e da non fare mentre la formazione, il supporto dell’insegnante viene preso meno in considerazione. Ecco perché là dove ci sono insegnanti che immettono queste cose si creano situazioni meravigliose, si distinguono e hanno un ruolo fondamentale.