LA VOCE DEI BAMBINI – MI SENTO GRANDE – TI FACCIO ARRABBIARE E TU MI ABBANDONI – VI HO MENTITO..
Vi scrivo per dirvi che siete troppo protettivi, non posso muovermi di casa senza che voi sappiate dove vado, con chi o quanto è lontano il posto. Io vorrei essere più libero e credo di essere già grande per badare a me stesso.
A te, papà, vorrei dire una cosa in particolare: so che non è colpa tua ma del lavoro, tu in casa non ci sei mai e guardi sempre la televisione, io vorrei passare molto più tempo ma non posso farci niente.
A te mamma invece vorrei dire che lavori troppo, quando sei in casa non posso giocare con te perché sei sempre indaffarata.
Tratto da: “Lettere dal limbo” di Gurrieri, Landi, Piagentini, Ed. Morgana
Discussione:
RVS (conduttore Radio Voce Speranza): questo bambino sente che i genitori sono troppo protettivi e vorrebbe essere più libero, questo credo che sia un’esigenza sentita da molti.
GT (dott. Giuseppe Tomai):certo, soprattutto nella fase adolescenziale dove gli spazi esplorativi diventano sempre più ampli, però l’autonomia è qualcosa che si costruisce lentamente, già negli spostamenti quando i bambini sono molto piccoli, già quando cominciano a fare piccole commissioni all’interno del quartiere e così via.
RVS: in paesi diversi si danno libertà diverse ai bambini e agli adolescenti, quindi è un dato culturale. Forse dipende anche dai valori del nucleo familiare. Non c’è un problema di corto circuito quando strategie educative diverse si incontrano tra bambini diversi e ci si rende conto che ognuno segue strade differenti?
GT: assolutamente, favorire o meno una certa autonomia è un dato culturale, in Italia, generalmente, permane una certa difficoltà e quindi si incontrano bambini che già alle elementari vanno a scuola da soli e hanno le loro chiavi e altri che hanno sempre parenti intorno, per controllarli.
RVS: qual è la strategia giusta?
GT: la strategia giusta è legata all’ascolto, cioè alla possibilità di conoscere sempre di più nostro figlio e quello che ha appreso nel corso degli anni. Si tratta di riconoscere determinate capacità che via via nostro figlio acquisisce. In base a queste conoscenze possiamo o meno dare corda.
Il mondo gira su se stesso e mentre gira passa il tempo, il tempo che passo con voi e che trascorre felice o forse.
Approfitto di questa lettera per giudicarvi, papà, tu ti preoccupi troppo di me, mi guardi sempre, mentre mi lavo, mentre mangio e perfino mentre faccio i compiti: mi tratti come un bambino piccino e se mamma cerca di distrarti da me tu ti arrabbi e ti metti a fare il cane da guardia anche con lei. Oltretutto io vorrei che tu smettessi di mettere ben otto cucchiai di sale nella pasta, io lo so che tu lo fai per il mio bene ma vorrei che tu capissi che ormai sono un bambino grande. Io sto crescendo e quindi in questa lettera io ti chiedo solo un po’ di libertà.
Devo confessarvi, cari genitori, che vi ho mentito spesso: ad esempio quando vi ho detto che volevo mettermi a giocare al meccanico con gli attrezzi di papà, in realtà ho fatto lo sfasciacarrozze: ho sfasciato cinque macchinine in metallo; quando dissi che dovevo andare in bagno in realtà tirai fuori una lucertolina che tenevo nascosta e tentai di affogarla nell’acido muriatico. Mamma, mi rivolgo a te con l’intenzione di far migliorare il tuo comportamento nei miei confronti: sei sempre troppo nervoso per il lavoro e gli impegni. Queste cose ti fanno arrabbiare, ti fanno diventare intrattabile e quando ti faccio arrabbiare io, tu te ne vai subito e scoppi in lacrime. Il papà mi sta sempre dietro e tu non lo fai quasi mai, vedete, la vita è una sola e finché il mondo ha bisogno di una famiglia che sta in comunione e che collabora, io vi vorrò sempre bene anche se voi mi tratterete come un cane.
Tratto da: “Lettere dal limbo” di Gurrieri, Landi, Piagentini, Ed. Morgana
Discussione:
RVS: questo bambino dice cose interessanti. Ritorna l’idea dell’autonomia ma c’è anche un atteggiamento antagonistico nei confronti dei genitori, anche con la menzogna. Come si giudica una situazione così?
GT: la bugia fa parte del percorso di crescita, non c’è da scandalizzarsi. Essa è una strategia per ottenere o per non subire determinate pressioni da parte degli adulti. I genitori ci rimangono sempre male quando scoprono che i propri figli gli hanno mentito, spesso troppo male, si sentono ingannati e questo crea delle ritorsioni pesanti. Occorrerebbe interrogarsi perché, più bugie ci sono, più il sistema è punitivo nei confronti di determinati comportamenti, atti o azioni che vanno occultati per sopravvivere.
RVS: non ci sono bambini che hanno una predisposizione ad un atteggiamento di falsità?
GT: bisogna sempre interrogarsi, cercare di capire le motivazioni di questo generalizzato sistema di menzogne. Sicuramente si incontrano fattori che diffondono questa strategia, come il temperamento del bambino molto attivo e spinto verso l’autonomia e che perciò vuole diventare subito grande.
RVS: c’è un periodo in cui l’atteggiamento della bugia è più frequente?
GT: quando iniziano gli impulsi più evidenti di opposizione, quindi intorno ai 3-4 anni già si possono trovare piccole bugie per non far sapere determinate cose o comportamenti.
RVS: il bambino della testimonianza dimostra già una certa maturazione perché confessa le menzogne dette.
GT: certo perché, di per sé, tenere dentro queste cose crea un peso molto forte nel bambino. Ecco perché quando riesce, anche faticosamente, a confessarle si sente liberato. L’importante è come è accolta questa confessione, occorre un ascolto che sa mettersi nei panni dell’altro e in cui non c’è compiacenza ma neanche repressione o un giudizio troppo pesante rispetto a quello che è stato. Servirebbe una consultazione seria per cercare di capire come mai il bambino è dovuto arrivare a questo. In seguito è necessario trovare strade per ridurre quest’area della vita che, se ampliata, porta ad una difficoltà relazionale e ad un compromettersi della fiducia tra genitori e figli prima, tra il ragazzo e il mondo degli adulti poi, fino a quello dell’adulto con il mondo dei pari.
Io vi devo chiedere molte cose, la più importante è questa: lo so che dovete andare a lavorare per mantenerci però dovete pensare che un po’ di compagnia non ci farebbe male, a me piace stare insieme.
Mamma, io non posso stare a guardare mio fratello che è una peste unica e poi per qualunque sciocchezza mi date la colpa. Anche quando lui non fa i compiti dite che è colpa mia perché devo stargli dietro. Babbo non torna più da maggio e perciò, a casa, non c’è mai nessuno. Tu, mamma, vorresti far venire i nonni ma io non li voglio perché non possono sostituirvi, anche se ci provano. Io, giocando a pallavolo, non ho molto tempo da dedicare a mio fratello e tu mamma non lo capisci e mi obblighi a far fare i compiti a mio fratello, prima di andare agli allenamenti. A me piace molto scrivere, molto spesso scrivo lettere anche se non so a chi mandarle e tu, quando ti capitano tra le mani, le leggi: questo non mi va proprio. In casa mi annoio e per questo faccio venire alcuni amici, anche se a te non va. Caro babbo, io vorrei che tu diventassi maresciallo ma anche che tu stia a casa con noi, è da un mese che non ti vedo anche se chiami quasi tutti i giorni. Quando leggerai questa lettera, sicuramente negherai tu ma io ti volevo dire queste cose, ora starà a te decidere.
P.s. io vi voglio bene anche se delle volte siete cattivi, dovete capire che io sto diventando grande.
Tratto da: “Lettere dal limbo” di Gurrieri, Landi, Piagentini, Ed. Morgana
Discussione:
RVS: in questa letterina emerge un problema molto frequente nel rapporto tra genitori e figli, soprattutto in relazione con i fratelli. È un classico.
GT: sì, responsabilizzare eccessivamente i fratelli maggiori nei confronti di quelli più piccoli e poi dirgli che devono capire, proprio perché sono più grandi. In realtà sono sempre dei bambini che hanno bisogno di attenzioni, si tratta di trovare il giusto equilibrio: è interessante dare dei piccoli compiti ai fratelli più grandi, in modo da farli sentire anche il privilegio dell’essere maggiore, ma con il giusto equilibrio.
RVS: effettivamente c’è la possibilità per degli adulti di non comprendere la situazione o di sottovalutarla?
GT: sì perché noi ragioniamo con la nostra griglia interpretativa di adulti. Riuscire a cogliere le sensazioni e le emozioni del bambino non è facile ed un adulto può non riuscire a capire la potenza di tali sentimenti.
RVS: nel p.s. il bambino si rivolge ai genitori dicendo che gli vuole bene anche se a volte sono cattivi. Normalmente è un genitore che si rivolge così al figlio.
GT: diciamo che la grande capacità dei bambini è quella di amare a tutto tondo e quindi ci aiutano molto e ci perdonano molto rispetto alle nostre mancanze, per questo dovremmo sentire maggiormente la responsabilità di essere delle guide attente.