Vogliamo qui riportare alcune riflessioni nate dal seminario residenziale svoltosi nella foresta di Acquerino a settembre, condotto da un gruppo di operatori multiprofessionali, del quale hanno fatto parte quattro psicoterapeuti – Dr.ssa Marisa Artioli, Dr.ssa Maria Rosaria De Maria, Dr.ssa Maria Berica Tortorani, Dr. Giuseppe Tomai – e un esperto naturalista – Riccardo Nelli – dell’Associazione Ilex ed Aletheia.
Lo scopo del seminario residenziale era sperimentare quello che succede alle emozioni più profonde quando le persone si trovano a contatto con la natura, in una situazione di immersione totale.
Per tale motivo il seminario si è svolto in una casa isolata, inserita in una foresta. Non era presente connessione telefonica, non era possibile collegarsi tramite internet, non c’erano ristoranti o locali raggiungibili nelle vicinanze. Tutto questo per evitare il più possibile ai partecipanti di distrarsi dall’esperienza e per permettere loro di rimanere concentrati su di essa.
L’intento della proposta terapeutica era di sfruttare questo isolamento fisico per arrivare ad un rapporto con il bosco e con la foresta circostante che però non rimanesse limitato alle sensazioni più immediate e superficiali, ma che potesse andare oltre fino a stabilire una reale e produttiva immersione nel sistema bosco.
Abbiamo così sperimentato che il bosco fa emergere nelle persone particolari vissuti, sollecitando nello stesso tempo sensazioni, riflessioni, feed back particolari sia come conseguenza ai suoi aspetti naturali sia per la storia umana e sociale che si è sviluppata nel tempo al suo interno.
Da un parte le persone hanno sperimentato la paura ancestrale suscitata dalla profondità e dall’oscurità del bosco, dalle creature che lo popolano e dai suoi silenzi, la solitudine che l’ampiezza del contesto suscita, ma dall’altra hanno anche apprezzato il senso dell’armonia naturale, il sentirsi parte di, lo stupore della bellezza. Così come sono stati messaggi potenti le suggestioni che si sono create dal venire a contatto con la storia delle attività dell’uomo che si sono sviluppate nel tempo nel bosco.
Tra le altre attività sono stati fatti gruppi di lavoro nei luoghi delle antiche carbonaie, costruite in passato dall’uomo. Tra i lavori dei boschi e della montagna che testimoniano una secolare esistenza di duro lavoro c’era quello dei carbonai. Il carbone prodotto veniva poi trasportato verso i centri abitati per gli usi più disparati. Era quindi un prodotto di valore, una risorsa che assicurava la sopravvivenza a numerose famiglie. Le attività fatte in questi luoghi così particolari e ricchi di storia hanno permesso l’emergere di vissuti individuali legati alle attività lavorative proprie, della famiglia di origine e della comunità di appartenenza, dando origine a riflessioni sul senso di appartenenza e sulle tematiche del riconoscimento.
Il contributo dell’esperto naturalista è stato fondamentale per ricondurre e paragonare l’attività biologica e fisica che si svolge nel bosco agli stadi evolutivi e ai percorsi psicologici compiuti dall’uomo nella sua storia personale ma anche collettiva. Sono stati così elaborate riflessioni e metafore, utilizzando anche teorie psicologiche e sociologiche specifiche ed adeguate al contesto di lavoro, come ad esempio apprezzando l’immensità dell’intreccio sotterraneo delle radici e paragonandolo alla comunità e alla società umana. È stato così toccato e sviluppato il concetto di rete, utile per la descrizione degli ambienti umani, sottolineando le proprietà, l’importanza, le interdipendenze e le connessioni tra i vari nodi della rete di relazioni tra persone ma anche tra persone e istituzioni.
Tutto questo ha permesso un aumento della coscienza di sé e del mondo circostante, e quindi un’esperienza di forte crescita personale più profonda e concentrata, andando oltre la propria psiche e toccando anche aspetti comunitari, senza la consapevolezza dei quali non è possibile arrivare a una rivoluzione culturale.
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