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Volete che mi comporti bene

Categoria: In Radio
Tematiche: La voce dei bambini
Volete che mi comporti bene

Non mi ascoltate- Siete sempre arrabbiati

Discussione:

 

RVS (conduttore Radio Voce Speranza): quali sono i rischi se manca un ascolto, in rapporto allo sviluppo futuro del figlio?

 

GT (dott. Giuseppe Tomai): è il motivo per cui abbiamo messo l’ascolto come prioritario nel rapporto tra genitori e figli, esso è uno di quegli elementi che permette all’altro di sentire di essere stato capito. La dimensione dell’essere compresi crea dei “mattoncini” della propria identità.

 

RVS: quindi, alla fine, c’è un discorso di autostima?

 

GT: assolutamente sì perché crea aree di ascolto ed arriva il messaggio interno della persona circa la consapevolezza di avere dignità, di avere la possibilità di far sapere all’altro delle cose.

 

RVS: spesso si sente dire che i figli siano fin troppo al centro dell’attenzione, le cose stanno così?

 

GT: no, confondiamo spesso l’attenzione con la compiacenza: abbondiamo di quest’ultima gratificando gli aspetti che il bambino ci pone a livello di consumi indotti, spesso, dalla pubblicità a loro rivolta. I famosi “no” che fanno crescere sono quelli dati in risposta a questi bisogni prevalentemente indotti. I bambini hanno bisogni ad un altro livello, quello della presenza: dobbiamo farli passare attraverso il nostro stato d’animo quelle sensazioni per cui noi siamo veramente interessati a conoscere il loro mondo interno, a fargli esprimere il loro pensiero, dobbiamo fargli capire che non siamo adulti giudicanti che mettono continuamente barriere e che parlano a loro ma con loro. Fermo restando che, sul piano dei comportamenti, dovremo comunque mettere dei limiti. Se rispondiamo ad una bizza con la compiacenza, magari acquistando un giocattolo, avremo lì per lì una risposta gratificante ma il problema si ripresenterà sempre di più, porremo il bambino sempre più esposto a bisogni consumistici di compensazione.

 

Alcune letterine di bambini tratte da: “Lettere dal limbo” di Guerrieri, Landi, Piagentini, Ed. Morgana 1996

 

Vi scrivo perché voglio dirvi tutte le cose belle brutte che penso, io so che volete che io mi comporti bene però spesso non lo faccio. Se io mi comporto bene, comportatevi bene anche voi e non litigate perché io non vi voglio vedere tristi ma molto, molto allegri. Siete sempre a litigare ma di cose talmente assurde che potreste farne a meno. Alcune volte tu, mamma, mi sgridi e papà, sentendoti, si arrabbia e dice di non urlare così perché gli dà fastidio, ma io penso dentro di me che papà sia generoso. A volte tu, mamma, prendi sulle gambe mia sorella e io mi ingelosisco e vado subito in camera mia. A volte dico “ma perché i miei genitori lavorano sempre e non stanno un po’ a casa con me” ed io mi sento sempre trascurato. Quando vado a ginnastica artistica e vieni a prendermi il pulmino perché voi genitori lavorate, io sono molto gelosa degli altri bambini che sono accompagnati dai loro genitori. A volte tu babbo fai complimenti a mamma e io sono gelosa e non vi guardo.

Elena

 

Babbo, a me non piace come ti comporti con me perché quando tu vedi i tuoi programmi io sto zitta ma quando io vedo i miei tu continui a parlare, a me non sta bene. Mi piacerebbe che tu cambiassi e ti comportassi bene con me.

Angela

 

Vorrei sapere perché in famiglia certe volte siete arrabbiati senza un perché e non si sa con chi. Non voglio che facciate questo perché quando vi vedo nervosi, mi rispondete non correttamente e a me prende paura perché dentro di me penso “chissà forse saranno arrabbiati con me” ma non mi sembra di aver fatto nulla di male. Io provo anche tanta tristezza nel vedere voi bisticciare sottovoce, per favore, fatelo per me, lo so è difficile non arrabbiarsi quando si deve ma io non ho qualcuno a cui rivolgermi. Il mio desiderio è che in famiglia si sia più felici e qualche volta dovremmo anche scherzare, noi bisogna cambiare questa faccenda perché non si può andare avanti così. A volte mi viene da piangere quando fate così ma stringo i denti perchè devo andare avanti.

Linda

 

Un giorno la mia sorella mi disse di andare con lei alla festa che fanno ogni anno d’estate. Io vidi un bellissimo ragazzo e un po’ più in là diventammo amici. Quel giorno fu il giorno più brutto della mia vita perché a me garbava quel ragazzo ma lui veniva a parlarmi delle ragazze che garbavano a lui, io non ebbi mai il coraggio di dirli che mi piaceva, però lo venne a sapere dalla mia sorella. Da quel giorno non uscii di casa per nessun motivo o meglio non uscii finché non me lo tolsi dalla mente. Cari genitori, io vi voglio bene, però non potevo dirvelo perché io sono la vostra figlia adorabile, dolce e la più ubbidiente; se ce lo avessi detto non sarei stata più la vostra figlia preferita ma non solo per quel motivo, anche perché voi mi state già progettando il futuro. In quei giorni non avevo nessuno che mi consolasse.

Cristina

 

Voglio parlarvi del nostro rapporto, qualche volta mi chiudo in me stessa ed ho paura che mi brontoliate se vi dico qualcosa. I miei problemi vi sembreranno piccoli e subito risolvibili ma per me sono grandi anche se non certo come i vostri. Spesso mi dite, quando voglio intervenire mentre parlate, che sono troppo piccola per parlare di queste cose e che lo capirò da grande. Se mi metto a leggere un libro o a fare qualcosa tu, mamma, subito mi chiedi di compiere un lavoro a casa ed io non mi posso rifiutare altrimenti ti arrabbi e tieni il broncio per due giorni di fila. Mi pare decidiate tutto voi del mio futuro, vorrei spazio per parlarvi, non comunichiamo quasi mai perché tu mamma, quando torni, devi preparare la cena e non vuoi nessuno intorno. Tu babbo sei stanco e torni alle nove di sera. Io vorrei esporvi i miei problemi ma so che non sarà possibile perché siete sempre catturati dalle vostre cose impegnative, dai vostri problemi importantissimi che, come dite voi, non si risolvono come i miei.

Martina

 

Dagli atti del caso 270281

Guardia giurata: “avanti gli imputati”

Accusa: “allora, signor Tizio, lei che è stata la vittima della mancanza, gli riconosce? Sono loro i colpevoli?”

Testimoni: “si, sono loro: il signor Tizio e la signora Caio”

Accusa: “ci racconti i particolari dei crimini”

Testimoni: “sì, anche lui mi accusava sempre di non saper giocare a calcio, diceva che lui vinceva sempre. Bugia e mi rimproverava tutte le volte”

Accusa: “Signor giudice ho finito”

Giudice: “il teste alla difesa”

Difesa: “ci dica signor Tizio, è vero che pur commettendo i loro crimini gli imputati hanno sempre obbedito ai loro doveri di genitori?”

Testimoni: “è vero”

Difesa: “ho finito”

Giudice: “mi ritiro per deliberare”

nove ore dopo…

Giudice: “gli imputati sono condannati ad ascoltare sempre i problemi del figlio Tizio e a non brontolarlo più”

Andrea

 

 

Discussione

 

RVS: in una letterina si ha l’impressione che i genitori si rivolgano al figlio dicendogli che è troppo piccolo per parlare con loro, per avere un reale dialogo con loro.

 

GT: certo, questo è molto frequente sia nel caso che lo dicano direttamente, sia indirettamente quando i genitori parlano di cose emotivamente importanti e fanno finta che i bambini non sentano, non capiscano, ma essi hanno orecchi estremamente sensibili, magari non comprendendo sfumature particolari ma sentono il clima che passa.

 

RVS: abbiamo letto anche di esortazioni a non litigare, il bambino ci soffre molto.

 

GT: i bambini sono antenne sensibili rispetto alla “energia di fondo”, alla “atmosfera”. Non è la litigata che turba, è il clima.

 

RVS: nelle famiglie a volte, purtroppo, succede: il clima è compromesso per un certo periodo di tempo. Come si fa a tenerne fuori i figli?

 

GT: è molto difficile ma la cosa importante da fare è parlargli. Sia nel caso di piccole o grandi tragedie quotidiane quello che non facciamo è dare parola a queste situazioni, adeguandola alla comprensione del figlio. Occorre far capire e sentire che noi ci accorgiamo di lui e teniamo conto che lui sta soffrendo in questo momento, la vita è anche questo, ci sono momenti in cui è difficile sorridere.

 

RVS: c’è una bambina che dice ai genitori che sono arrabbiati senza un perché; la cosa che più la turbava era che non riusciva a capire la ragione.

 

GT: esatto, non c’era la possibilità di comprendere il momento perché non ne è stata resa partecipe.

 

RVS: un altro aspetto che mi ha colpito in queste letterine è la sensazione che non ci si possa esprimere apertamente, magari perché i bambini pensano che i genitori considerino piccoli i loro problemi o non hanno il tempo per comunicarli perché c’è una distrazione da parte di genitori o, addirittura, hanno paura che cambino opinione di loro.

 

GT: certamente è un segnale che ci sono stati pochi esempi, poche possibilità di presentarsi con dei difetti, con delle anomalie, con dei problemi. Probabilmente, in passato, il giudizio dato ai bambini è stato troppo severo o, più sottilmente, lo sguardo, una distrazione, un passaggio sul volto di delusione.

 

RVS: per un genitore diventa facile sentirsi in colpa perché magari questi atteggiamenti, a volte, vengono naturalmente. Qual è l’atteggiamento giusto? Il senso di colpa è positivo?

 

GT: no, è doveroso il senso di responsabilità. Nessuno di noi salirebbe su un aereo quando sappiamo che il pilota non ha riflettuto, non si è addestrato e non ha fatto qualche prova di volo. Fare il genitore è fare il pilota: dovrebbe essere necessario allenarsi sulle rispettive funzioni.

 

RVS: non c’è rischio che, per evitare di essere piloti maldestri, rimaniamo tutti a piedi?

 

GT: certo, se non esploriamo diventiamo molto insicuri e non ci muoviamo. Si presenterà un blocco per non sapere che direzione prendere, io credo che compito di una società sia quello di creare spazi per poter permettere ai genitori di riflettere su quello che devono fare senza sentirsi soli. A partire dalle istituzioni, dalle associazioni di una comunità occorrerebbe favorire e creare momenti di aggregazione su questo per farlo diventare un tema per la vita. Siamo sempre più bombardati ed indirizzati su cose futili, banali e consumistiche ma non sui temi fondamentali.

 

RVS: anche le comunità cristiane possono avere una responsabilità?

 

GT: assolutamente, i temi guida per un educatore si ritrovano nel messaggio di Gesù Cristo.

 

RVS: un esempio di questo che più si sentirebbe, sul piano professionale, di mettere in relazione con questo tema?

 

GT: certamente la possibilità di non giudicare che è proprio alla radice dell’ascolto, riconoscere che tutti abbiamo qualche peccato ed una volta riconosciuto poi possiamo avviarci verso una dritta via. Questo è il compito primo dei genitori.